Gaza: gli aiuti non devono essere strumento di controllo

Shaima Al-Obaidi / Save the Children
Il raggruppamento, la recinzione e la concentrazione di civili in un unico luogo. E ancora, il riconoscimento facciale, screening biometrici o sotto la sorveglianza di personale armato: non c'è nulla di umanitario in ciò che stiamo vedendo a Gaza. Questo modello di distribuzione degli aiuti è indegno, pericoloso, totalmente disumano e rischia di escludere coloro che ne hanno più bisogno.
Secondo quanto riferito dai media, decine di persone sono state uccise e ferite dalle forze israeliane nei siti di distribuzione degli aiuti a Gaza durante la prima settimana di consegna secondo il modello militarizzato.
A Gaza gli aiuti devono essere un sollievo non strumento di controllo
Cresce sempre di più la preoccupazione per le segnalazioni di caos e uccisioni nella Striscia, in zone militarizzate dove i civili sono stati costretti a recarsi per ricevere gli aiuti disperatamente necessari.
Gli aiuti non devono essere uno strumento di controllo, bensì un sollievo per la popolazione. L’uccisione di persone che cercano di procurarsi aiuti alimentari a Gaza è una palese e scioccante inosservanza del diritto umanitario internazionale.
La distribuzione degli aiuti umanitari deve essere accessibile in sicurezza e basata sulle necessità. Invece, le persone a Gaza sono costrette a scegliere se rimanere dove sono con la conseguenza di morire di fame, oppure cercare di raggiungere i beni rischiando però di essere colpite o bombardate. Questo non è accesso agli aiuti umanitari, è un percorso a ostacoli pieno di pericoli.
Tutelare lo spazio umanitario e cessare il fuoco
L’Italia può e dovrebbe fare di più per tutelare lo spazio umanitario e arrivare ad un cessate il fuoco duraturo. È necessario, inoltre, che il nostro Paese si allinei con gli altri membri dell’Unione Europea per rivedere l’EU Israel Association Agreement.
Ahmad Alhendawi, Direttore Regionale di Save the Children per il Medio Oriente, il Nord Africa e l'Europa Orientale, in merito alla drammatica situazione nella Striscia, ha dichiarato: “Le persone a Gaza sono costrette a correre il rischio inimmaginabile di dirigersi direttamente verso la stessa violenza da cui hanno cercato di fuggire negli ultimi 20 mesi. [..] Con questo nuovo sistema, i civili devono raggiungere zone militarizzate per riuscire ad avere cibo o beni di prima necessità sotto la sorveglianza di personale armato, trasformando quello che dovrebbe essere un momento di sollievo in un'esperienza terrificante e ad alto rischio. La presenza costante di armi nei punti di distribuzione evidenzia quanto questo modello di aiuti sia insicuro e contrario ai principi umanitari. Nella maggior parte dei casi, sono gli uomini ad assumersi questo compito viste le lunghe distanze da percorrere e i pesanti pacchi da trasportare. Ma nel farlo, gli uomini a Gaza affrontano anche il rischio di essere trattenuti ai posti di blocco. Questo sistema, inoltre, rischia di escludere i più bisognosi: gli anziani che non possono camminare, i bambini che hanno perso i genitori e i feriti di guerra”.
Gli Stati hanno una scelta e ogni nuovo giorno è un'opportunità per fare una scelta diversa.
Il mondo deve aprire gli occhi e prendere collettivamente la decisione giusta: sostenere il diritto internazionale, proteggere e garantire l'assistenza umanitaria ai bambini e alle famiglie che finora sono riusciti a sopravvivere all'inimmaginabile e all'imperdonabile.
Siamo a Gaza: lasciateci fare il nostro lavoro
Siamo presenti a Gaza ora, come da decenni, pronti a fornire aiuti salvavita insieme ai partner, utilizzando un piano dettagliato e operativamente valido. Abbiamo le forniture. Abbiamo il necessario supporto nutrizionale per gli oltre 70.000 bambini di età inferiore ai cinque anni a rischio di malnutrizione e assistenza medica specializzata per l’infanzia. Abbiamo un sistema per lavorare a Gaza. Ciò di cui abbiamo bisogno è un accesso sicuro e senza ostacoli. Lasciateci fare il nostro lavoro e consegnare gli aiuti in modo sicuro alla popolazione che soffre la fame.
Per approfondire, leggi il comunicato stampa del 29/05/25 e il comunicato stampa del 01/06/25.