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Infanzia in guerra, aumentano i bambini in zone a rischio

bambina di profilo si gira sorpresa. Indossa un vestitino smanicato rosa, ha i capelli castani e legati.

Oltre 450 milioni di bambini, 1 bambino su 6, vivono in zone di conflitto. Tra questi circa 200 milioni abitano nelle 13 aree di conflitto più letali al mondo. La cifra dei minori che vivono in aree di conflitto ha raggiunto cifre mai viste negli ultime 20 anni.

I bambini a rischio di reclutamento delle forze armate sono 337 milioni, un totale tre volte superiore rispetto a tre decenni fa. Il Covid-19 ha contribuito ad aggravare questo fenomeno: durante la pandemia il numero di gruppi armati che reclutano minori è salito a 110, rispetto agli 85 del 2019, e nel 2020 sono stati quasi 8600 i casi di reclutamento e impiego di bambini - circa 25 al giorno - un aumento del 10% rispetto all’anno precedente. La pandemia ha inoltre peggiorato le condizioni di povertà e ridotto le possibilità di frequentare la scuola, rendendo i minori più vulnerabili. L'accesso all'istruzione, infatti, è fondamentale per proteggere i bambini dai rischi legati ai conflitti come il reclutamento forzato. Inoltre, molti minori si uniscono a questi gruppi in cerca di un senso di appartenenza, protezione da abusi, status sociale o vendetta. 

Il nuovo report “stop the war on children”

Sono questi alcuni dei dati rilevati nel nostro nuovo report “Stop the War on Children: A Crisis of Recruitment”, dedicato ai minori che vivono in aree di conflitto. 

Molti bambini non hanno conosciuto altro che conflitti nella loro vita, con gravi ripercussioni sulla loro salute mentale. Abbiamo intervistato 40 membri del nostro staff in 14 paesi e regioni rilevando i bambini che vivono nelle zone di conflitto devono far fronte anche al peso delle crisi economiche e alla mancanza di accesso a servizi di base, e raramente qualcuno è ritenuto responsabile per le atrocità commesse contro di loro. 

Nonostante la richiesta delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco globale, sempre più bambini continuano ad essere un bersaglio nelle zone di guerra più mortali e hanno più probabilità di essere feriti, reclutati o uccisi.
Tutto questo mentre già devono far fronte a siccità, inondazioni e fame.

Nemmeno una pandemia globale è bastata per fermare le guerre e le atrocità più brutali. Milioni di bambini non hanno conosciuto altro che la guerra con conseguenze spaventose per la loro salute mentale, la loro educazione o l'accesso ai servizi salvavita.

Esortiamo tutti i leader mondiali, gli esperti di sicurezza, i donatori, i membri delle Nazioni Unite e le ONG a collaborare affinché gli autori di queste violazioni siano ritenuti responsabili e per garantire che tutte le politiche e i relativi quadri giuridici siano ratificati e attuati e che donatori e governi diano la priorità ai finanziamenti per la protezione dell'infanzia nelle risposte umanitarie, oggi ai minimi storici, per sostenere i bambini colpiti dal conflitto e i minori reclutati. 


Per approfondire leggi il comunicato stampa.

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