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La giornata della memoria delle vittime dell'immigrazione nelle parole di chi l'ha vissuta

Pubblichiamo la testimonianza di Maria Zaino, una delle voci dei ragazzi di Underadio che, il 3 ottobre, in occasione della giornata di commemorazione delle vittime del naufragio di Lampedusa, ha condotto, insieme ad altri 3 ragazzi, un laboratorio sull'etica della comunicazione.

Immagina un’onda e poi un’altra ancora, immagina l’acqua salata che bolle sotto il sole cocente, immagina di viaggiare e di portare con te una valigia carica di paura e di incubi: probabilmente, al suo interno non c’è posto per la speranza e forse, nel tuo bagaglio a mano, non c’è posto nemmeno per il futuro.

Sei comunque in viaggio e porti con te la forza, attaccata al collo come un pendente ed il coraggio, legato al polso come un bracciale. Poi la terraferma, un cumulo di polvere e sabbia, Lampedusa, l’Europa. Per sommi capi è così che immaginavo la tratta di un migrante, omettendo e censurando in queste poche righe tutte le possibili atrocità subite.

Eppure, dal 30 Settembre al 3 Ottobre ho smesso di immaginare, perché partecipando all’evento “L’Europa inizia a Lampedusa” ho avuto la possibilità di ascoltare le storie di Adal, di Rafat, di Mohamed e la realtà mi si è incastonata negli occhi. A Lampedusa, il 3 Ottobre 2013, morivano in mare trecentosessantotto persone, stendendo quello che il Sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha definito un “tappeto di carne umana”. Quest’anno, per la prima volta, il 3 Ottobre viene riconosciuto come la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, per ricordare chi "ha perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria". Proprio per commemorare questa ricorrenza, il “Comitato 3 Ottobre” ha coinvolto studenti provenienti da tutta Europa in attività volte a promuovere la cultura dell’accoglienza. Per l’occasione noi di Underadio, la webradio del Movimento Giovani di Save the Children, insieme ai ragazzi di Sottosopra-Palermo, eravamo lì per raccogliere testimonianze dirette dall’isola e per tenere un workshop sull’Etica della comunicazione.

Faccio parte di Underadio da tre anni e non riesco mai ad abituarmi al potere delle onde radio. Ogni volta è una scoperta, una piccola rivoluzione, ogni volta le voci registrate dai microfoni della nostra radio sembrano più forti, più acute, più penetranti. A Lampedusa, ragazzi provenienti da tutta Italia hanno lavorato come una vera redazione, creando in poche ore un prodotto radiofonico. Hanno ragionato sull’importanza delle parole, hanno letto titoli ed articoli di giornale ed accartocciando la timidezza hanno espresso la loro opinione.

Oltre ai laboratori, abbiamo partecipato all’incontro con i sopravvissuti del naufragio, abbiamo avuto l’occasione di visitare il “Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo”, un museo nel quale la cultura diventa uno strumento perfetto per diffondere il valore della libertà e della solidarietà.

Inoltre, abbiamo assistito ad un dibattito sul Policy Making Internazionale, nella cornice del Prix Italia, un concorso radiotelevisivo organizzato dalla Rai. Il dibattito è stato moderato dalla Presidente Rai Monica Maggioni e sono intervenuti Frans Timmermans, il Primo vicepresidente della Commissione europea e Paolo Gentiloni, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Il 3 Ottobre, abbiamo marciato lungo le stradine aride di Lampedusa verso la porta d’Europa, un monumento che porta la firma di Mimmo Paladino, dedicato alla memoria dei migranti morti in mare. In seguito, c’è stato un momento di raccoglimento, con una cerimonia religiosa tenuta sia in italiano sia in arabo. La manifestazione si è conclusa con le parole della lettera d’addio scritta da Adal per suo fratello, morto nella tragedia di tre anni fa.

Dopo quest’esperienza, tornare a casa e salutare Lampedusa non è stato facile, in questi giorni sono cresciuta tanto; ho imparato che l’immedesimazione può essere un'ottima chiave di lettura per contrastare il razzismo e la xenofobia, ho rivalutato l’empatia e l’importanza della memoria. Il corteo, mescolando braccia ambrate e candide, ha steso pennellate di uguaglianza.

L’isola di Lampedusa capovolge gli orizzonti e sposta i confini, spezza filo spinato e semina accoglienza, si impone con i suoi 20 km² in un continente governato da squali, dai colletti bianchi che danno priorità a carta straccia e non alle vite umane.

Quest’isola è la testimonianza vivente del fatto che è necessario fermare i traghettatori infernali, eredi di Caronte ed è necessario aprire corridoi umanitari per salvaguardare l’Umanità, una specie, ormai, in via d’estinzione.