Migranti uccisi in Libia: inaccettabili trasferimenti e ritorni nel Paese

Intercettati in mare e riportati a terra, 3 migranti sono stati uccisi e altri due feriti, dalla Guardia Costiera Libica. Questo episodio è l’ennesima dimostrazione delle violenze, degli abusi e delle gravissime violazioni dei diritti umani di cui uomini, donne e bambini continuano a essere vittime in Libia per mano delle autorità locali.
La Libia non è un porto sicuro
La Libia non è un porto sicuro e le persone che vengono riportate lì sono condannate a soprusi e torture inimmaginabili.
Dall’inizio dell’anno circa 5 mila persone sono state intercettate in mare dalla Guardia costiera libica e riportate indietro. Queste persone rischiano di essere messe in detenzione arbitraria, abusate, torturate o vendute come schiave.
Bisogna porre immediatamente fine ai trasferimenti e ai ritorni dei migranti in Libia e non bisogna sostenere e incoraggiare in alcun modo queste operazioni illegali. L’incolumità delle persone, specie dei minori, non può essere messa in nessun modo in pericolo dal rinvio in un Paese dove per loro è altissimo il rischio di subire torture, violenze o abusi.
*immagine di repertorio
Per approfondire leggi il comunicato stampa.
Chi ha letto questo articolo ha visitato anche
Girls on the Move: lo studio sulla condizione delle ragazze migranti
Violenze domestiche, conflitti, mancanza di prospettive di lavoro, matrimoni forzati sono tra i fattori che spingono le ragazze a migrare in North Africa, ma anche durante la migrazione assistono o subiscono ad altre forme di violenza di genere.Scontri in Sudan: 24,7 milioni di persone hanno bisogno di assistenza
In Sudan più della metà della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria in seguito all’escalation di violenze scoppiata poco più di un mese fa. Chiediamo che la comunità internazionale risponda ai gravi bisogni della popolazione.Crisi Ucraina: è necessario fermare il rimpatrio dei bambini
La notizia del rimpatrio dalla Polonia dei bambini Ucraini desta preoccupazione. Con International Rescue Committee e CARE chiediamo di fermare il rimpatrio dei bambini attualmente ospitati nei centri di assistenza istituzionali in Polonia