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A scuola si fa giustizia: 4 idee per un approccio educativo corretto

bambini in classe con maestra che alzano la mano

Le regole generali per la giustizia scolastica si trovano soprattutto nello Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria e nella recente Legge 71/2017 per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo che ha alcuni articoli specificatamente dedicati alla scuola. Per non entrare nella logica del mero adempimento servono una lettura pedagogica delle norme e dei comportamenti adulti connotati quotidianamente da coerenza e congruenza.

Giustizia vs arbitrio 


A volte capita che ci siano differenze tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto. Questo accade sia da parte di giovani che di adulti. Spesso i bambini e i ragazzi dichiarano infatti, durante i Consigli Fuoriclasse, di subire e/o di vivere in un clima di ingiustizia a scuola, anche perché di fronte a fatti simili gli insegnanti si comportano o reagiscono in modi diversi e non coerenti. 


Capita di frequente che gli allievi subiscono l’asimmetria delle relazioni con l’adulto (ad esempio, l’uso dell’ironia degli adulti nei confronti degli alunni, impensabile il contrario) ed inoltre alcune regole valgono solo per gli studenti e non per gli adulti stessi (ad esempio, se si arriva in ritardo non si può entrare in classe, non si può usare il cellulare, non si può urlare). Il rischio è quindi quello di creare contraddizioni tra l’esigenza di giustizia dei bambini e dei ragazzi e l’amministrazione della stessa da parte degli insegnanti.


Socialmente sgrammaticati


A scuola ogni insegnante incontra studenti con difficoltà nell’adeguarsi a semplici regole di convivenza, che danno vita a fenomeni di bullismo o comunque alla diffusione di prepotenze, che mostrano scarsa comprensione della sofferenza provocata e dei nessi comportamento-conseguenze e manifestano una certa impermeabilità ai valori proposti. Nelle scuole si incontrano anche adulti, non solo genitori, che faticano a contenere i bambini o i ragazzi con autorevolezza, che tendono a non riconoscere il ruolo della scuola e riconoscono spesso solo formalmente il valore dell’esempio in educazione.


Regole, trasgressioni, sanzioni


Bambini e ragazzi commettono degli errori e delle trasgressioni, mettono in atto dei comportamenti oppositivi alle regole del mondo adulto. Ma opporsi vuol dire anche definirsi, capire chi si è, costruire la propria identità, soprattutto nell’adolescenza. Come accogliere queste opposizioni, questi comportamenti disfunzionali? Che tipo di risposta può dare la scuola davanti ad eventi gravi, comunque costitutivi del percorso di crescita dei ragazzi, che spesso stanno comunicando delle cose importanti al mondo adulto (situazioni di disagio dell’ambiente familiare, conflitti personali/con l’ambiente, ecc.)? 

  • È necessario un approccio non semplicemente punitivo/colpevolizzante ma educativo/riabilitativo che possa fornire strumenti per evitare di aumentare la rabbia del ragazzo, che gli permetta di utilizzarla in forme più creative e meno distruttive. Ad esempio, con il circle time si può creare uno spazio per dire il non detto, senza giudizio negativo, e evitare di farlo diventare nuovo agito: affrontare la situazione, parlarne insieme per mettere in circolo riflessioni e stati d’animo all’interno della classe.
  • Si deve costruire un contesto regolativo a cui anche il bambino e il ragazzo possa partecipare attraverso una negoziazione delle regole: tutte le volte che viene stabilita una regola che va bene solo agli adulti si avrà una regola troppo rigida, ma se la regola va bene solo al bambino/ragazzo si rischierà, di fatto, un'assenza di regole. Ad esempio, nella fase iniziale del percorso Fuoriclasse, si struttura il Patto d’aula: si condividono obiettivi e tappe con gli studenti, costruendo insieme le “istruzioni per l’uso” del laboratorio.
  • La regolarità dei gesti quotidiani permette di costruire le regole e la possibilità di accoglierle, discuterle e cambiarle. La presenza di un adulto affidabile che garantisce lo svolgersi di questa regolarità, ha un’importanza basilare. Permette al bambino/ragazzo di acquisire la necessaria sicurezza, a partire da quella di avere qualcuno che gli/le dice, e a cui può chiedere, anche cosa e come fare o non fare.
  • In un contesto regolativo può assumere un significato anche la punizione, comprendendone i limiti dell’essere in fondo solo un meccanismo che tende a cambiare un comportamento senza cambiare le regole del gioco di relazione. Anche i provvedimenti disciplinari saranno costruiti come progetti che offrono anche un’occasione di rilettura di quanto è successo, di incontro-mediazione con eventuali vittime, di riparazione anche simbolica con il contributo della comunità educante (famiglia, docenti, associazioni, servizi del territorio). 

In caso contrario si rischia di proporre per giustizia provvedimenti demoralizzanti e mortificanti per lo studente, che possono aumentare la sua rabbia invece che fornire una possibilità di riscatto.
 

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