Afghanistan: tagli aiuti umanitari, un bambino su 5 a rischio fame

Atabek Khadim/Save the Children
In Afghanistan un bambino su cinque potrebbe ritrovarsi ad affrontare livelli critici di fame prima di ottobre a cause dei tagli ai finanziamenti che riducono la quantità di aiuti alimentari disponibili per le famiglie.
Solo nel 2024, abbiamo curato più di 25 mila bambine e bambini per malnutrizione in Afghanistan. La fame e la malnutrizione sono emergenze silenziose in Afghanistan, ma sono prevenibili: secondo le stime, quasi 3,5 milioni di minori nel Paese tra i 6 e i 59 mesi dovranno affrontare la malnutrizione acuta, di cui quasi 870 mila di malnutrizione acuta grave, tra giugno 2024 e maggio 2025.
Afghanistan: un bambino su cinque rischia la fame
Sebbene quest’anno si preveda che il numero di persone che dovranno affrontare carenze alimentari sia in miglioramento, in Afghanistan si registrano ancora numeri molto alti. I finanziamenti per l’assistenza alimentare sono stati tagliati del 40% e il numero medio di persone destinatarie degli aiuti fino a ottobre 2025 è stato ridotto dal 14% all’1% della popolazione. Sempre meno famiglie in Afghanistan ricevono aiuti alimentari portando un bambino su cinque a rischiare di affrontare una condizione di fame grave.
Secondo una nuova ricerca dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) – la principale autorità internazionale sulla gravità delle crisi alimentari – quasi cinque milioni di bambine e bambini, ovvero il 20% dei minori in Afghanistan, si trova ad affrontare livelli di “crisi alimentare acuta” o di “emergenza”.
Samira Sayed Rahman, Direttrice Advocacy di Save the Children in Afghanistan ci spiega: "Quando i fondi vengono tagliati, non si tratta solo di numeri su un foglio di calcolo. Significa che le famiglie che facevano affidamento sugli aiuti alimentari rimarranno senza niente, che le madri devono scegliere tra comprare il pane o portare un figlio malato dal medico. Nessun genitore dovrebbe mai trovarsi di fronte a questa scelta”.
Tagli aiuti umanitari: 420 strutture sanitarie chiuse
A causa della sospensione dei progetti di sviluppo, circa 420 strutture sanitarie sono state chiuse, il che significa che circa 3 milioni di persone non hanno più accesso all’assistenza sanitaria di base. Prima dei tagli ai finanziamenti, più di 14 milioni di persone avevano già un accesso limitato all’assistenza sanitaria.
La nostra organizzazione ha perso i finanziamenti per 14 strutture sanitarie nell’Afghanistan settentrionale e orientale, significando che ogni mese quasi 7 mila bambini non potranno essere sottoposti a screening per la malnutrizione acuta e più di 27 mila persone, tra cui circa 13 mila bambini, perderebbero l’accesso all’assistenza sanitaria nei loro villaggi.
Il dottor Hashim lavora in una delle 14 cliniche e la sua struttura cura per la malnutrizione acuta circa 200 bambine e bambini. Se la struttura dovesse chiudere, la clinica più vicina sarebbe a un’ora e venti di macchina e ci racconta: "In questi villaggi, la condizione economica della popolazione, a cui Save the Children fornisce servizi, è molto povera. L'unica fonte di reddito è l'agricoltura. A causa della siccità, non possono permettersi di comprare uno sciroppo, quindi come possono permettersi di curare la malnutrizione, che prevede trattamenti costosi per via della distanza dalla clinica più vicina?”.
Anche Jamila, una madre, ci ha raccontato la sua paura. Sua figlia Karima, di appena 11 mesi, è stata curata per malnutrizione acuta. "Se mia figlia si ammala e se questa clinica viene chiusa, sarà molto difficile per noi finché non troveremo un sostegno economico. Se non abbiamo soldi non possiamo fare nulla e il bambino dovrà rimanere a casa a soffrire", ci ha detto.
Il nostro intervento in Afghanistan
Sosteniamo le comunità e proteggiamo i diritti dei bambini in tutto l’Afghanistan dal 1976, anche durante i periodi di conflitto e le catastrofi naturali, gestendo programmi in 10 province e collaborando con partner in altre 11 province.
Abbiamo reindirizzato le nostre limitate risorse per garantire che 14 cliniche sanitarie continuino a funzionare dopo il taglio dei fondi, perché la vita dei bambini dipende da questo. Ma si tratta di un ripiego, non è la soluzione. Stiamo facendo il possibile, ma non possiamo farcela da soli. Non possiamo distogliere lo sguardo. Non possiamo abbandonare i bambini.
La comunità internazionale deve agire. Abbiamo bisogno di investimenti sostenuti nella risposta umanitaria, non solo per soddisfare i bisogni di oggi, ma per proteggere il futuro dei bambini.
Per approfondire, leggi il comunicato stampa.