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Gaza: punto di non ritorno per la salute mentale dei bambini

Bambino a Gaza che guarda oltre delle sbarre

È passato un mese dall'inzio della drammatica escalation di violenza nei Territori Palestinesi Occupati (TPO) e in Israele. La salute mentale dei bambini è stata spinta oltre il punto di non ritorno con conseguenze orrende per la loro vita. 

Dal 7 ottobre, 4.008 bambini sono stati uccisi a Gaza e altri 1.270 risultano dispersi, presumibilmente sepolti sotto le macerie. Altri 43 bambini sono stati uccisi nella Cisgiordania occupata e 31 in Israele, mentre secondo notizie di stampa circa 30 bambini sarebbero tenuti in ostaggio.

Stiamo esaurendo le parole per lanciare l'allarme in termini sufficientemente forti e per spiegare l'entità dei bisogni. Specialmente per i bambini ogni giorno di violenza significa più cicatrici mentali e fisiche che dureranno per tutta la vita.

Gaza: la salute mentale dei bambini dopo un mese 

La salute mentale dei bambini a Gaza è oltre il punto di non ritorno, dopo un mese di assedio e bombardamenti su aree civili densamente popolate.

La violenza, la paura, il dolore e l'incertezza stanno causando gravi danni alla salute mentale dei minori, che non hanno un posto sicuro dove andare a causa degli attacchi aerei israeliani che nell'ultimo mese hanno colpito migliaia di spazi civili a Gaza. Gli spazi sicuri per i bambini, tra cui scuole e ospedali che ospitano famiglie, sono stati strappati via e i servizi di salute mentale e l'assistenza sono stati tagliati. 

"In tempi di guerra, le persone di solito cercano rifugio in luoghi sicuri. In questo momento a Gaza non ci sono luoghi sicuri e non c'è modo di raggiungere la sicurezza all'esterno." ha dichiarato Jason Lee, Direttore di Save the Children per i Territori palestinesi occupati.

i traumi dei bambini a Gaza

I nostri esperti di salute mentale avvertono che l'attuale conduzione delle ostilità a Gaza espone i bambini a episodi estremamente traumatici, privandoli di qualsiasi mezzo in grado di aiutarli ad affrontare la situazione.

Non hanno un luogo sicuro dove rifugiarsi, sono privati di qualsiasi senso di sicurezza o di routine, in migliaia sfollati dalle loro case. Nelle condizioni attuali, a Gaza, le bambine e i bambini manifestano tutta una serie di segni e sintomi di trauma. Tra questi rientrano:

  • ansia, paura, preoccupazione per la propria sicurezza e per quella dei propri cari,
  • incubi e ricordi inquietanti, insonnia,
  • difficoltà a esprimere le proprie emozioni e allontanamento dai propri cari.

Il trauma che dà origine a questi sintomi è continuo, inesorabile e si aggrava giorno dopo giorno. Anche gli operatori esperti, che a loro volta stanno affrontando una situazione personale ardua, hanno difficoltà ad aiutare i bambini a gestire le reazioni emotive travolgenti, tipiche dei giovani traumatizzati dalla violenza.

Bambini feriti senza familiari sopravvissuti 

Il Ministero della Sanità di Gaza riferisce che 444 famiglie hanno perso da due a cinque membri a causa delle violenze nelle ultime quattro settimane, tra di esse ben 192 hanno perso 10 o più membri, lasciando molti bambini senza il sostegno dei propri cari, sostegno che costituisce un meccanismo cruciale per far fronte alle avversità per i minori che subiscono un trauma.

I professionisti del settore medico a Gaza, tra cui Medici senza frontiere, hanno riferito che il numero di bambini senza familiari sopravvissuti che arrivano per ricevere cure mediche è così alto che è stato coniato un nuovo acronimo per identificarli: "WCNSF" (Wounded Child No Surviving Family) che tradotto significa Bambini feriti senza familiari sopravvissuti. 

Da quando, nel 2007, è stato imposto il blocco terrestre, aereo e marittimo, la vita dei bambini di Gaza è stata un susseguirsi di gravi privazioni, cicli di violenza e limitazioni della libertà. Un nostro rapporto pubblicato nel giugno 2022 ha mostrato che la salute mentale dei bambini era già al limite. L'80% aveva dichiarato, infatti, di vivere in un perenne stato di paura, preoccupazione, tristezza e dolore. Tre quarti dei bambini facevano la pipì a letto per la paura e un numero sempre maggiore si chiudeva in un mutismo reattivo.

Dal campo ci arriva la testimonianza di Yousef, membro del nostro staff a Gaza e padre di tre bambini di meno di 10 anni: “Abbiamo paura: di quello che ci riserveranno le prossime ore, di quello che ci riserverà il domani. La morte è ovunque. I miei figli mi guardano negli occhi ogni giorno, cercano risposte. Io non ho risposte per loro.”

Chiediamo alla comunità internazionale di sostenere un cessate il fuoco senza ulteriori ritardi e di assicurare che tutte le parti in conflitto rispettino il Diritto Internazionale Umanitario, come è loro dovere. Tutti i bambini della regione hanno il diritto di essere protetti. 

Per approfondire leggi il comunicato stampa. 

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