Salta al contenuto della pagina

Il cambiamento comune

movimento giovani

Riportiamo la testimonianza di Gaia Garofalo, una dei ragazzi di SottoSopra, Movimento giovani per Save the Children, che hanno partecipato al meeting dei volontari dell’associazione svoltosi a Milano. “Dal 29 settembre all’1 ottobre io (Gaia Garofalo), Gabriele Coste e Michael Bosi siamo stati invitati a partecipare al meeting nazionale del volontariato Save the Children, per presentare SottoSopra e il nostro viaggio ad Oslo: la scorsa estate abbiamo partecipato, infatti, al summer camp di PRESS – movimento giovani di Save the Children Norvegia - portando il nostro contributo sul tema del contrasto a tutte le forme di discriminazione.

Il tema principale di questi tre giorni di meeting è stato invece “il cambiamento”, che è ciò su cui puntiamo tutti (o quasi) ogni giorno. Spazzare via il solito, il comune, l’ordinario per dare spazio ad uno stimolo del bene. Tra una foto scattata a piazza del Duomo e un biglietto dell’autobus, arriviamo a Palazzo delle Stelline. Ci chiamano “ospiti” per farci sentire più importanti, quando in realtà abbiamo il panico di non saper cosa dire a tutte queste persone a orecchie aperte e ci chiediamo se noi sappiamo cose che loro non sanno, se riusciremo a far scoprire qualcosa di noi all’interno di quella sala per due ore.

Non abbiamo bisogno di grandi parole per farci capire, questo lo sappiamo già. Non è la giovinezza che ci rende semplici, ma la chiarezza innata e quella spontaneità senza la quale non potremmo essere “gruppo”. Nel nostro quarto d’ora raccontiamo della nostra pelle, di ciò che ci ha distinto dall’andata al ritorno dalla Norvegia, di quello che abbiamo vissuto a Lampedusa lo scorso anno, dei perché, dei come e di cosa creiamo grazie a questo movimento: la mobilità del cittadino e la sua apertura al resto. La comunicazione è facile se ci si riesce a donare.

La sera del primo giorno mettiamo da parte le sale da congresso e ci tuffiamo nella famosa movida milanese, guidati dal volontari di Milano che hanno organizzato i volontour della città. Finalmente scopriamo “l’ape”, le luci della notte, le stradine storiche, i grattacieli infiniti, i navigli, la street-art, tutta quella gente in una sola città.

Creare ponti e percorsi comuni

Al mattino eccoci di nuovo a lavoro, fortunatamente piacevole. I volontari milanesi accolgono il resto dell’Italia e tocchiamo con mano, insieme, le attività in fermento. Prima tappa: Civico Zero, ma non è così semplice. Il nostro punto di partenza sarà la stazione centrale, a pochi passi dalla nostra meta, ma ecco, immaginate di essere un minore migrante senza mappe, cellulari, magari che non sa l’italiano e che è venuto a conoscenza di questo centro solo grazie al passa parola: da che parte si va? Lo conoscono in pochi Civico Zero, anche chiedendo nessuno sa niente di questa Terra Promessa.

Alla fine arriviamo grazie ai volontari milanesi che vedendoci confusi e persi, ci accompagnano. Ed eccolo lì, quell’angolo di vita cucita addosso. La seconda tappa è il Punto Luce a Piazzetta Capuana, luogo dove fino a pochi anni fa comandava la criminalità organizzata, gestendo lo spaccio. Adesso invece è sorta una coscienza ed una consapevolezza degli abitanti della zona, che ha fatto sì che non fosse più un posto di oscurità e malaffare, ma un faro nelle giornate di molti.

L’ultima attività della giornata presentata è stata quella di Fuoriclasse, nel bellissimo Istituto Comprensivo di Via Pareto, nella frazione di Sapri. Fuoriclasse è un altro modo di fare scuola, migliore. Contrasta la dispersione scolastica e attua interamente il diritto all’istruzione. Ci si motiva a vicenda con un contatto attivo tra insegnante, studente e genitore, non lasciando nessuno indietro, ma mano a mano stando sullo stesso tragitto.

L’ultimo giorno si chiude con il workshop di conoscenza “Organizzare eventi” a cura della bravissima e avvincente Antonella Tagliabue, managing director e senior advisor di UN-GURU, agenzia che si occupa di comunicazione e business a 360°. Parole così complicate a primo impatto che sembrano lontane da noi, quando in realtà è tutto collegato a ciò che possiamo fare per pubblicizzare le nostre azioni, ed essere così promotori di un messaggio più interno.

Non ci aspettavamo di essere, fin da subito, parte integrante dell’altro inteso come sconosciuto, dalla città al centinaio di persone che abbiamo salutato e che ci hanno dato la loro motivazione del loro camminare su queste idee così convinte. Faranno da abbraccio per ogni regione del mondo in cui ci troveremo. “Ma, dico, se i milanesi, a Milano, quando c’è la nebbia, non vedono, come si fa a vedere che c’è la nebbia a Milano?” diceva Totò nella vecchia pellicola “Totò, Peppino e la malafemmina”. Invece a Milano si vedeva tutto quello che non avevo mai guardato e vissuto, come la metro puntuale, i palazzi alti e gli occhi spumeggianti dei volontari Save the Children.