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Insieme contro il gender gap nella scienza e nella tecnologia

Bambina alla lavagna

Con la locuzione gender gap si fa sostanzialmente riferimento a un divario tra il genere maschile e quello femminile che si riflette nelle condizioni economiche, sociali, di accesso all’istruzione e al mondo del lavoro. Di seguito facciamo il punto sulle differenze tra ragazze e ragazzi in termini di accesso a percorsi di studio in ambito tecnico-scientifico (in particolare in relazione alle cosiddette discipline STEM: Science, Technology, Engineering, Mathematics) e alle relative professioni.

Nell’ultimo report OCSE (2017) Education at a Glance i dati sui laureati italiani confermano le differenze tra ragazzi e ragazze nella scelta universitaria. Se, da un lato le studentesse scelgono le materie scientifiche (sono il 60% dei laureati in Scienza Naturali, Matematica e Statistica), le percentuali scendono per la laurea in Ingegneria (31% delle lauree triennali e 27% nella laurea magistrale) e ulteriormente per la laurea in ICT (Information and Communication Technology) (il 21% delle lauree triennali e il 14% di quelle magistrali).

Perché esiste questo divario?

Una delle cause è rintracciabile nelle caratteristiche dell’educazione, formale e informale, che è alla base della costruzione dell’identità di bambini e bambine, le quali rappresentano gli uomini come portatori di talenti e saperi innati diversi da quelli delle donne e influenzano quindi la successiva scelta formativa. A parità di altre condizioni e a partire dalle buone competenze digitali delle ragazze in Italia dunque, una delle cause delle differenze nei percorsi di studio e potenzialmente professionali in ambito tecnico-scientifico, può essere ricondotta al fatto che le scelte formative siano ancora influenzate da stereotipi di genere.

Il divario inizia già nella scelta della scuola secondaria. L’interesse per le materie tecnico-scientifiche delle ragazze si sviluppa intorno agli undici anni e mezzo ma cala poi intorno ai 15 e i 16 anni. La motivazione particolare è quella della percezione di assenza di pari opportunità nel mondo del lavoro e la spinta quindi a scelte differenti, “più sicure”.

Diverse sono le associazioni automatiche e inconsapevoli in linea con lo stereotipo di genere in merito ai percorsi di studio e professionali in questi ambiti.

“La donna in un colloquio di lavoro è svantaggiata, sul lavoro, stipendi più bassi, nella carriera c’è differenza. In politica sono più uomini. Sono i lavori importanti”.

Queste parole nascono da un’intervista di gruppo riportata nel nostro rapporto “Che genere di tecnologie: Ragazze e digitale tra opportunità e rischi”, che esplora il tema delle ragazze e dei ragazzi nel mondo tecnico-scientifico e digitale. Continua:

“Alcune ragazze volevano fare il professionale e alcuni ragazzi hanno detto loro che erano delle lesbiche”.

Le giovani, nonostante siano generalmente più competenti dei loro coetanei maschi, percepiscono e sono effettivamente svantaggiate da pregiudizi di genere basati su una costruzione stereotipata della donna reclusa all’interno di una visione strettamente biologica.

Pur tuttavia, diversi sono gli esempi incoraggianti: Margherita Hack, astrofisica famosa a livello internazionale, Samantha Cristoforetti, prima donna italiana a entrare negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea, e tanti altri.

Come superare quindi questo gender gap e rendere più equo il mondo del lavoro e dello studio per donne e uomini?

Ecco alcune raccomandazioni:

  • Per tutti: serve un lavoro dall’infanzia che miri ad abbattere i muri delle differenze che si sviluppano a scuola, in famiglia e in tutti i contesti sociali attraverso un’educazione consapevole volta all’ empowerment delle bambine e contro gli stereotipi di genere. Occorre, inoltre, sostenere l’interesse che le bambine e le ragazze dimostrano verso le ICT, garantendo un pari accesso a percorsi formativi in ambito tecnico-scientifico e al mondo del lavoro sempre più digitalizzato e volto all’innovazione tecnologica.
  • Al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, al Dipartimento Pari Opportunità e alle agenzie di comunicazione: bisogna realizzare sin dalla scuola primaria programmi per valorizzare e dare continuità agli interessi e alla formazione delle ragazze nella materie tecnico-scientifiche, così da renderle protagoniste attive dell’innovazione tecnologica in corso. Inoltre bisogna inserire l’educazione all’affettività e al genere, compresa la non discriminazione verso le donne, nel “Piano Nazionale per l’educazione al rispetto”. Infine, sempre nell’ambito del “Piano internazionale per l’educazione al rispetto”, entro il 2018, avviare una campagna di comunicazione pubblica per sfidare gli stereotipi sessisti e promuovere l’avvio di un percorso volto all’adozione di un codice di autoregolamentazione per le agenzie di comunicazione che sanzioni ogni stereotipo di genere e assicurare la formazione degli operatori nel settore su queste tematiche.

Nella Giornata Internazionale per le donne e le ragazze nella scienza ribadiamo il dovere di concentrare i nostri sforzi sin dall’infanzia delle bambine per instaurare in loro fiducia verso le proprie capacità, per potersi esprimere e scegliere al meglio in futuro.