Sostegno alla genitorialità: le principali novità politiche

In un mondo in rapida evoluzione, le politiche familiari svolgono un ruolo molto importante e possono influenzare tanto la scelta delle famiglie che decidono di avere figli, quanto la dinamica demografica di un paese.

La decima edizione del Dossier “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2025”, è incentrato sulle politiche familiari, su ciò che si è fatto in Italia fino ad ora a tutela di chi sceglie di diventare madre e per migliorare le condizioni lavorative delle madri. In questo articolo, tratto dall'ultima edizione del rapporto, parliamo di come politiche più idonee ai bisogni delle mamme possano influenzare le decisioni legate alle scelte sulla maternità.

Ecco le principali novità politiche e i cambiamenti del 2025

sostegno della genitorialità: le novità 2025

  • La Legge di Bilancio per il 2025 ha reintrodotto un bonus una tantum di 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato dal 1° gennaio 2025, destinato alle famiglie con un ISEE inferiore a 40.000 euro. L’obiettivo dichiarato è quello di incentivare la natalità e sostenere economicamente le famiglie nei primi mesi di vita dei figli.  
  • Dal 2025, per i genitori lavoratori dipendenti che hanno terminato il congedo di maternità o paternità dal 1° gennaio 2024, è previsto un aumento dell’indennità di congedo parentale all’80% della retribuzione per tre mesi, da fruire entro il sesto anno di vita del bambino. Si tratta di un rafforzamento della misura introdotta nel 2024, coerente con l’approccio già assunto nei due anni precedenti.  

Dal punto di vista delle neomamme, questa misura offre l’opportunità di restare a casa con il neonato tre mesi in più con una retribuzione quasi piena (e non al 30%) o di fruire nei prossimi anni di questo congedo parentale fino al 6° anno d’età del figlio, mentre i congedi retribuiti al 30% si possono richiedere fino ai 12 anni. Il congedo parentale aggiuntivo retribuito all’80% può essere goduto dalla mamma o dal papà, sempre nei primi 6 anni del bimbo.

  • Resta invariato il numero di giorni del congedo di paternitàobbligatorio: 10 giorni più 1 facoltativo, che spetta ai lavoratori dipendenti nei primi 5 mesi di vita del bambino, retribuiti al 100%. Restano esclusi dalla misura i lavoratori autonomi e gli iscritti alla Gestione separata.

Sarebbe stato importante aumentare questo periodo e anche allargare la platea degli aventi diritto, per sostenere le madri e la condivisione della cura, e perché il coinvolgimento precoce dei padri o del genitore non biologico è essenziale per costruire il legame con figli e figlie. 

Bonus mamme

Per sostenere le lavoratrici madri la legge di bilancio prevede l'attuazione del cosidetto "Bonus Mamme":

  • La Legge di Bilancio per il 2025, inoltre, ha previsto che la decontribuzione (nel limite di 3mila euro annui) prevista per le madri di 3 o più figli lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato (escluse le lavoratrici domestiche) nel triennio 2024-2026, introdotta dalla Legge di Bilancio per il 2024, è estesa, dal 2025, anche alle lavoratrici madri di due o più figli, fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo, sia dipendenti che autonome (non in regime forfettario), purché con un reddito non superiore a 40.000 euro l’anno.
  • Il Bonus mamme si applica a tutti i contratti di lavoro a tempo indeterminato, escluso le lavoratrici domestiche, sia esistenti che futuri durante il periodo di validità dell'esenzione, sia nel settore pubblico che in quello privato, compreso l'agricolo, escludendo i rapporti di lavoro domestico. Dal 2025, il Bonus mamme è esteso anche a tutte le lavoratrici dipendenti ma anche autonome (non in regime forfettario), purché con un reddito non superiore a 40.000 euro l’anno.

L'ISTAT, nei suoi rilievi sul D.D.L. Bilancio, aveva stimato che, visto che le risorse stanziate sono 300 milioni, queste consentono uno sgravio del 40% dei contributi dovuti per tutte le lavoratrici che rientrano nei parametri (circa 415 mila), che beneficerebbero quindi di un esonero al lordo della retroazione fiscale pari in media a 747 euro annui.

L'Assegno Unico Universale

Nell’ambito del cosiddetto Family Act (legge 32/2022), le “Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia”, tra le varie aree di intervento previste, soltanto la riforma che ha introdotto l’Assegno Unico Universale è stata realizzata (a partire dal marzo 2022, quindi prima ancora dell’entrata in vigore della legge delega c.d. Family Act, il 12 maggio 2022) e poi integrata dall’attuale governo sia nel 2023 che nel 2024 con maggiorazioni per determinate tipologie familiari.

  • L’Assegno Unico Universale (AUU), contrariamente al bonus di 1000 euro invariabili per tutti i beneficiari, è una misura consolidata e progressiva, cioè che sostiene le famiglie con assegni mensili che variano in proporzione al loro livello di reddito ISEE. Nel corso del 2023, della maggiorazione del 50% per i bambini fino ad 1 anno (tra i 27 e i 94 euro mensili in più a seconda della fascia ISEE) avevano beneficiato 369 mila bambini; della maggiorazione del 50% per i figli da 1 a 3 anni di famiglie numerose avevano beneficiato 98 mila bambini. Nel 2024, 373 mila bambini fino ad 1 anno hanno beneficiato della maggiorazione (83 euro mensili in media in più) e 109 mila bambini tra 1 e 3 anni (con una maggiorazione media mensile di 97 euro).

Bonus Asili Nido

Un altro sostegno diretto alle famiglie che mandano i bambini al nido è il bonus asilo nido, erogato a rimborso delle spese sostenute per la frequenza in un servizio pubblico o privato. Nel 2021, i beneficiari del bonus sono stati oltre 358mila, per un totale di oltre 420 milioni di euro, anche grazie all’incremento dell’importo massimo erogabile, fino a 3.000 euro. Nel 2022, hanno fruito del bonus 430mila beneficiari, che in media hanno percepito 1.306 euro annui a rimborso di circa il 64% di tutte le rette pagate nell’anno solare. Nel 2023, 480 mila famiglie hanno beneficiato del bonus, di 1.346 euro annuali di media, a rimborso di circa il 62% delle rette pagate. Dal 2024, come previsto dalla legge di bilancio (Art. 1, co. 177), il massimo erogabile è stato portato a 3.600 euro, per le famiglie al cui interno è presente almeno un altro figlio minore di dieci anni e che presentano un ISEE minorenni fino a 40.000 euro.

I servizi educativi per la prima infanzia rappresentano la leva principale per ridurre la “child penalty” e promuovere l’occupazione femminile.

  • Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha provato a rivitalizzare l’investimento PNRR con il Nuovo Piano per gli asili nidi già nel 2024. A marzo 2025, è stato ulteriormente rilanciato con un nuovo bando (DM del 17 marzo 2025, n. 51107) destinato ai Comuni che, anche se hanno già ricevuto finanziamenti PNRR, non hanno raggiunto un tasso di presa in carico del 33%. Tuttavia, senza un coordinamento strutturale tra investimenti per costruzione e finanziamento della gestione corrente, il rischio è che anche i nuovi posti restino inutilizzati.

Per maggiori approfondimenti in merito ai contributi economici alle famiglie sui sostegni alla genitorialità, potete consultare anche le pagine dedicate del sito Dipartimento per le politiche della famiglia: 

Aumentare il sostegno alla genitorialità 

Anche quest’anno "Le Equilibriste 2025 " segnala, come ormai da dieci anni, le penalizzazioni delle madri nel mercato del lavoro e gli squilibri di genere che ancora attraversano il nostro Paese.  

In Italia la condizione lavorativa delle donne, e in particolare delle madri, è ancora ampiamente caratterizzata da instabilità e precarietà. Le nuove politiche approvate negli ultimi anni, pur andando nella giusta direzione, non sono che timidi passi sul fronte del sostegno alla genitorialità. Va sottolineato come politiche più rispondenti ai bisogni delle mamme sembra possano influenzare le decisioni legate alle scelte sulla maternità.  

Nonostante negli ultimi anni si sia passati da strumenti estemporanei a politiche strutturali, come ad esempio con l’Assegno Unico Universale, il rischio di misure una tantum pensate ad hoc per specifiche categorie sociali, come ad esempio il "bonus mamme", rimane alto. Servono invece politiche sistemiche di sostegno alle famiglie, e qui nello specifico alle famiglie con figli e alle coppie che vogliono fare figli, che offrano servizi adeguati e di qualità per la crescita dei bambini e delle bambine.

Al contempo è necessario promuovere un clima culturale volto a sradicare gli stereotipi di genere, a favorire la condivisione della cura tra padri e madri e a costruire un modello economico e di lavoro basato sulla parità, in grado di sostenere l’occupazione femminile e le scelte di fecondità delle coppie.

Pur riconoscendo che il ruolo primario dei servizi educativi per la prima infanzia è quello di favorire lo sviluppo socio-emotivo, relazionale e cognitivo dei più piccoli, essi svolgono anche una importante funzione di sostegno ai neogenitori, sia per quanto concerne la conciliazione tra vita e lavoro, favorendo il rientro o la ricerca del lavoro delle madri, sia per il supporto alla genitorialità in queste prime fasi di vita.  

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