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Sostegno alla genitorialità: le principali novità politiche

mamma e bambino che giocano a camminare in equilibrio

Il 2022 è stato un anno rilevante in termini di politiche a sostegno della genitorialità: sono entrate in vigore o sono state attuate politiche, prevalentemente legate al PNRR, che hanno un ruolo importante.

Dall’ultima edizione del rapporto “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2023”, tra i focus di maggior interesse, è emerso che politiche più idonee ai bisogni delle mamme possano influenzare le decisioni legate alle scelte sulla maternità. Un assegno unico di maggiore entità e asili nido gratuiti di qualità, ad esempio, sono misure che potrebbero far cambiare idea a poco meno della metà delle mamme che dichiarano di non desiderare altri figli. Dal rapporto “Le Equilibriste”, ecco le principali novità e le nuove politiche a sostegno della genitorialità e della parità. 

Nuove misure a sostegno della genitorialità

Il momento principale è stato il 13 agosto 2022, quando è entrato in vigore il Decreto Legislativo n. 105/2022 [1]. Si tratta di interventi per migliorare la conciliazione tra attività lavorativa e vita privata per i genitori, allo scopo di ottenere la condivisione delle responsabilità di cura tra uomini e donne e la parità di genere in ambito lavorativo e familiare. L’idea del decreto è quella di armonizzare i tempi di vita e quelli di lavoro, attuando la Direttiva UE 2019/1158.[2]

Il decreto ha previsto diverse azioni, agendo su più fronti, ovvero il congedo di paternità obbligatorio, i congedi parentali, il diritto all’indennità di maternità per le lavoratrici autonome e sul lavoro agile

Le novità per il 2023

  • 1. È stato esteso il congedo di paternità obbligatorio che fino al 2021 prevedeva 7 giorni di astensione dal lavoro. Ora il padre lavoratore ha diritto a un congedo pari a 10 giorni lavorativi, retribuiti al 100%, fruibili dai due mesi precedenti la data presunta del parto, entro i cinque successivi al parto. Il congedo si applica anche al padre adottivo o affidatario ed è raddoppiato in caso di parto plurimo. Sono previste sanzioni per le aziende che adottano nei confronti del padre lavoratore comportamenti atti a ostacolare o a impedire la fruizione del congedo.
  • 2. Sui congedi parentali: i mesi di congedo indennizzato totali tra i due genitori sono aumentati, passando dai 6 previsti dalla precedente normativa a 9 mesi. Al fine di aumentare i congedi utilizzati dal padre, vengono aumentati fino a 11 i mesi complessivi indennizzabili, nel caso in cui sia il padre a usufruirne per un periodo intero o frazionato non inferiore ai tre mesi (in caso di rinuncia dei tre mesi del padre questi non sono trasferibili). L’età della figlia o del figlio entro la quale i genitori, anche adottivi e affidatari, possono usufruire il congedo parentale viene elevata da 6 a 12 anni. Il genitore solo aumenta il congedo da 10 a 11 mesi. Rimane la copertura del 30% dello stipendio per i congedi parentali, ma, a differenza del passato, senza riduzione di ferie, riposi, tredicesima mensilità o gratifica natalizia. 
  • 3. Viene esteso il diritto all’indennità di maternità in favore delle lavoratrici autonome e delle libere professioniste ai due mesi antecedenti il parto in caso di gravidanza a rischio, e al congedo parentale per i padri lavoratori autonomi, per un massimo di tre mesi. Il decreto, inoltre, estende l’indennità al 30% della retribuzione per tutto il periodo di prolungamento del congedo in caso di figlie e figli con disabilità grave accertata.
  • 4. Il decreto agisce anche sul lavoro agile, estendendo le categorie verso cui questa opzione è prioritaria e introducendo una norma antidiscriminatoria, per cui la richiesta di poter lavorare in modalità agile non può comportare sanzioni, demansionamento, licenziamento, trasferimento o qualsiasi altra modalità organizzativa che abbia effetti negativi, diretti o indiretti, sulle condizioni di lavoro della/del richiedente. Anche in merito all’accesso al part-time sono state estese le categorie verso cui questa opzione diventa prioritaria.

Family Act e Assegno Unico Universale

Le 4 novità appena citate del decreto si inseriscono nell’ambito del cosiddetto Family Act (legge 32/2022) [3], le “Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia”. Ad oggi tuttavia sono ancora in attesa di adozione alcuni decreti attuativi del Family Act, in particolare le misure sostegno all’educazione dei figli, tra cui contributi alle famiglie per la copertura (anche totale) del costo delle rette per la frequenza dei servizi educativi per l’infanzia e degli asili, rimborsi sull'acquisto dei libri e per le attività sportive-culturali. 

Nell’ambito del Family Act, a marzo il 2022 è entrato in vigore l’Assegno Unico Universale, il sostegno economico, introdotto con il decreto legislativo 230/2021 [4], che si rivolge alle famiglie per ogni figlio/a minorenne a carico, ogni figlio/a disabile senza limiti di età, per figlie/i fino ai 21 anni di età in condizioni specifiche (es. in caso di disoccupazione registrata o partecipazione a un corso di formazione). L’assegno è chiamato Universale, in quanto, garantito a tutte le famiglie, indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori, e definito sulla base di soglie ISEE. L’assegno unico universale sostituisce i benefici esistenti, tra cui gli assegni familiari e il premio alla nascita o adozione, e assorbe le detrazioni per figli a carico fino ai 21 anni.

Per la definizione dell’importo sono previste, al di là dell’importo base, alcune maggiorazioni per le famiglie con più di due figli, la presenza di figli/e con disabilità, o altre caratteristiche familiari. Come misure a sostegno della parità e della genitorialità, è bene citare anche la Legge di Bilancio 2023 [5] insieme al PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che consigliamo di approfondire nel nostro rapporto “Le Equilibriste: la meternità in Italia nel 2023”, nel capitolo dedicato

LE POLITICHE AMICHE DELLE MAMME

Rispetto alle politiche considerate maggiormente amiche dalle mamme, dall’indagine realizzata da Ipsos contenuta nel nostro rapporto “Le Equilibriste”, emerge che il 63% delle mamme intervistate usufruisce dell’assegno unico. È interessante evidenziare che, sebbene questo misura sia oggi garantita a tutte le famiglie con figli a carico, a prescindere dalla situazione lavorativa, anche in assenza di ISEE o con ISEE superiore alla soglia stabilita, non tutte le donne del campione ne hanno fatto richiesta (il 30% non l’ha chiesto, che si dividono tra il 17% che dichiara che farà domanda e il 13% che non la farà). 

Diverso il caso del bonus nido, per cui solo il 15% delle intervistate lo conosce e ne usufruisce. Dei restanti 85%, circa la metà delle donne conosce il sussidio, ma ne ha solo sentito parlare, il 15% lo conosce ma non ne usufruisce perché non sa come fare richiesta e il 17% non lo conosce e non ne ha mai sentito parlare. Ben 6 donne intervistate su 10 non mandano il proprio figlio al nido, e tra chi ha un figlio frequentante il nido, il 75% si è occupata in prima persona dell’inserimento, mostrando nuovamente come tutto ciò che riguarda la sfera della cura dei figli sia ancora appannaggio femminile.

Tuttavia, in Italia la condizione lavorativa delle donne, e in particolare delle madri, è ancora ampiamente caratterizzata da instabilità e precarietà. Le nuove politiche approvate negli ultimi anni, pur andando nella giusta direzione, non sono che timidi passi sul fronte del sostegno alla genitorialità. Sottolineiamo come politiche più rispondenti ai bisogni delle mamme sembra possano influenzare le decisioni legate alla maternità. 


Note: 
[1] https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2022/07/29/22G00114/sg 
[2] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32019L1158&from=EL 
[3] https://famiglia.governo.it/it/politiche-e-attivita/analisi-e-valutazione/politiche-interventi-progetti/riforma-delle-politiche-della-famiglia-family-act/cosa-prevede-la-legge-322022/ 
[4] https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/12/30/21G00252/sg
[5] Legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Legge di Bilancio 2023),https://www.lavoro.gov.it/notizie/Pagine/Legge-di-Bilancio-2023.aspx, Legge 29 dicembre 2022, n. 197 

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