Festa della Mamma 2025: "Le Equilibriste", la maternità in Italia

Francesco Alesi per Save the Children
Ancora oggi, le diseguaglianze di genere nel mondo del lavoro, lo sbilanciamento tra carichi di cura e vita professionale a sfavore delle donne, l’insufficienza o l’assenza dei servizi per la prima infanzia condizionano la vita e il benessere delle madri. Non sorprende se la natalità tocca il minimo storico con solo 1,18 figli per donna e che il 20% delle donne smette di lavorare dopo essere diventata madre.
In Italia le madri sono sempre più sole e penalizzate, e quelle che si trovano spesso ad affrontare ulteriori difficoltà in termini di supporto sociale e stabilità economica sono le mamme single: poco più di 1 mamma single su 2, tra i 25 e i 34 anni, lavora.
Questi sono solo alcuni dei dati raccolti nella nostra 10ma edizione di “Le Equilibriste - La maternità in Italia 2025”, il rapporto che ogni anno traccia un bilancio sulle sfide e gli infiniti equilibrismi che le donne in Italia devono affrontare quando scelgono di diventare mamme e i dati sulla maternità.
Le Equilibriste: le sfide delle mamme single e lavoratrici
In Italia, il 2024 ha registrato un nuovo record negativo delle nascite con soli 370.000 nuovi nati, una flessione del 2,6% rispetto all'anno precedente. L'età media delle madri al parto ha raggiunto i 32,6 anni. In questo panorama di crisi demografica, le donne sono penalizzate nel mondo del lavoro, con divari occupazionali e retributivi a danno di tutte, ma per le madri la situazione rimane critica in molte aree del Paese. Tra loro, le madri sole con figli minorenni devono superare gli ostacoli maggiori.
Come ogni anno, in occasione della Festa della Mamma, diamo voce alle mamme “equilibriste” con le storie e le sfide che hanno affrontato Laura, Isabella, Federica ed Elisa quando sono diventate mamme:
Le Equilibriste: i dati sulla maternità in Italia nel 2025
Tra i contenuti principali del rapporto “Le Equilibriste, la maternità in Italia 2025”, elaborato dal nostro Polo Ricerche e diffuso a pochi giorni dalla Festa della Mamma, troviamo le ripercussioni sul lavoro a causa dello sbilanciamento tra carichi di cura e vita professionale, i sistemi di sostegno alla genitorialità nel nostro Paese e la fragilità delle mamme single e di quelle che per lavorare in Italia lasciano i figli nel Paese di origine, e il divario tra le regioni più o meno “mother friendly” nella classifica elaborata in esclusiva dall’ISTAT. Approfondiamo meglio i dati più significati sulla maternità in Italia nel 2025:
- Più di una donna su quattro, il 26,6%, nel nostro Paese è a rischio di lavoro a basso reddito, mentre la stessa condizione interessa un uomo su sei, cioè il 16,8%.
- Su 146 Paesi nel mondo, l’Italia occupa il 96° posto per partecipazione femminile al mondo del lavoro. Se guardiamo invece il dato sul gender gap retributivo, ci troviamo alla 95esima posizione.
I dati sul divario salariale a sfavore delle donne aumentano ancora di più quando queste decidono di mettere al mondo un figlio. Parliamo quindi di “child penalty”, evidenziata nei dati di seguito, per cui mentre gli uomini con figli sono più presenti nel mercato del lavoro rispetto agli uomini senza figli, per le donne avere figli è associato a una minore occupazione lavorativa:
- Il 77,8% degli uomini senza figli è occupato, ma la percentuale sale al 91,5% tra i padri (92,1% per chi ha un figlio minore e 91,8% per chi ne ha due o più), mentre per le donne la situazione è molto diversa, poiché lavora il 68,9% tra quelle senza figli, ma la quota scende al 62,3% tra le madri (65,6% per chi ha un figlio minore e 60,1% con due o più).
- Il 20% delle donne, infatti, smette di lavorare dopo essere diventata madre, spesso a causa dell’assenza di servizi per la prima infanzia e della mancanza di condivisione dei compiti di cura nelle famiglie, che rendono inconciliabile lavoro e vita familiare.
- Secondo alcune stime preliminari, inoltre, questa percentuale salirebbe di 15 punti, arrivando al 35%, tra le madri di figli con disabilità.
Dimissioni volontarie e disparità di genere
Anche i dati sulle dimissioni volontarie dei genitori con figli 0-3 anni indicano disparità di genere nel mondo del lavoro:
- sono principalmente le madri a dimettersi, al primo figlio ed entro il suo primo anno di vita.
- Il 72,8% di tutte le 61.391 convalide da parte di neogenitori di bambini tra 0 e 3 anni è riferito a donne e nel 96,8% dei casi si tratta di dimissioni volontarie.
Tra le motivazioni più frequenti rientra la difficoltà di conciliazione della vita familiare con quella lavorativa per ragioni legate ai servizi, all’organizzazione del lavoro o a scelte del datore di lavoro.
Equilibriste tra le equilibriste: le mamme single
Come già emerso nei nostri rapporti passati, anche nella 10ma edizione de "Le Equilibriste" l’Italia si dimostra un Paese poco accogliente per le madri. Ma sono le madri single ad incontrale le difficoltà più grandi, arrivando ad essere delle equilibriste tra le equilibriste. Dal 2011 al 2021 i nuclei monogenitoriali sono aumentati del 44% e il 77,6% delle famiglie monogenitoriali è costituita da madri sole con i propri figli.
Le madri single sono più esposte al rischio di povertà: secondo gli ultimi dati ISTAT, se complessivamente nel 2024 il 23,1% della popolazione italiana è a rischio povertà o esclusione sociale, la percentuale sale al 32,1% tra i nuclei monogenitoriali. Nel complesso, tra il 2023 e il 2024 si registra un miglioramento del tasso di occupazione complessivo che passa dal 66,6% al 68,5 per le mamme single tra i 25 e i 54 anni. Tuttavia, la combinazione di fattori come la bassa istruzione, la giovane età e la residenza nel Mezzogiorno continua a rappresentare un ostacolo per l’occupazione delle madri single. Dai dati emerge infatti una netta frattura tra Nord e Mezzogiorno:
- nel 2024, il tasso di occupazione delle mamme single tra i 25 e i 54 anni supera l’83% nel Nord, sia per le madri con almeno un figlio minore che per il totale delle madri sole, mentre nel Mezzogiorno non va oltre il 45,2 %. Nel Centro si registra una crescita più contenuta, ma comunque positiva.
Investimenti in asili nido e riduzione della child penalty
In questa edizione, Le Equilibriste - La maternità in Italia 2025 contiene una stima a cura del Think-Tank Tortuga su quanto una riduzione dei costi dell’assistenza a carico delle famiglie attraverso gli investimenti in asili nido potrebbe ridurre in modo sostanziale la child penalty, e promuovere una maggiore equità di genere nel mercato del lavoro italiano. Mostriamo come attraverso alcuni dati:
- In Italia, dopo la nascita di un figlio, la child penalty iniziale è pari al 33%. Con una riduzione dei costi a carico delle famiglie per i servizi per l’infanzia del 30% si registra una child penalty tra il 28,5% (stima conservativa) e il 27,6% (stima ottimista). Nello scenario più ambizioso (-90% dal costo attuale), si ridurrebbe fino al 19,5-16,8%.
- Una maggiore estensione dei servizi di cura favorirebbe anche una partecipazione più completa al mercato del lavoro delle mamme: nel 2024 la quota di donne 25-54enni occupate a tempo pieno scende drasticamente dal 77,8 % tra le donne senza figli al 64,4 % tra le madri con almeno un figlio minore. Il part-time aumenta in modo marcato, passando dal 22,2% tra le donne senza figli al 35,6 % tra le madri con almeno un figlio minore.
“Servono politiche strutturali, integrate e durature che garantiscano risorse e strumenti per sostenere le famiglie nella cura dei figli e nella conciliazione tra vita privata e professionale. È fondamentale, ad esempio, garantire a tutti i bambini e le bambine l’accesso ai servizi educativi per l’infanzia, ampliando l’offerta in tutti i territori e assicurandone la sostenibilità nel lungo periodo, ed estendere la durata dei congedi di paternità, incentivandone l’utilizzo e riconoscendo il valore sociale della cura anche per i padri, in una logica di corresponsabilità. Solo così potremo costruire un futuro in cui la genitorialità, il lavoro e la vita privata non siano in conflitto, ma possano coesistere come parte di un progetto di benessere individuale e collettivo” ha affermato Giorgia D’Errico, Direttrice Affari pubblici e Relazioni istituzionali di Save the Children.
Disparità territoriali e sociali della maternità in Italia
I dati del Rapporto, oltre allo squilibrio di genere evidenziano forti disparità territoriali e sociali:
- Al Nord, il tasso di occupazione maschile è dell’87% per gli uomini senza figli e 96,3% per quelli con almeno un figlio minore. Mentre per le donne si attesta all’80,2% per le donne senza figli, e al 74,2% per quelle con almeno un figlio minore.
- Anche nelle regioni del Centro emerge uno svantaggio femminile nei tassi di occupazione: per le donne senza figli è del 74,3% e quelle con figli minori è del 69,2%.
- Nel Mezzogiorno, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è molto più bassa e presenta comunque una differenza tra le donne senza figli (49,4%) e quelle con almeno un figlio minore (44,3%), in linea con quelle del Centro e del Nord.
L’Indice delle Madri
Come ogni anno, lo studio include anche l’Indice delle Madri, elaborato dall’ISTAT per la nostra Organizzazione, una classifica delle Regioni italiane dove per le mamme è più facile o difficile vivere. L’indice è il risultato di un'analisi basata su 7 dimensioni: Demografia, Lavoro, Rappresentanza, Salute, Servizi, Soddisfazione soggettiva e Violenza, per un totale di 14 indicatori da diverse fonti del sistema statistico nazionale.
Anche quest’anno, l’Indice riporta la Provincia Autonoma di Bolzano in cima ai territori amici delle madri, seguita da Emilia-Romagna e Toscana. Una menzione particolare in questa edizione va fatta per l’Umbria che occupava la nona posizione nella scorsa edizione e che quest’anno si attesta al 4° posto. Peggiora in modo significativo la regione della Valle d’Aosta, che scende dal quinto posto della scorsa edizione al sedicesimo nell’attuale.
Sebbene rispetto all’anno precedente, la situazione italiana sia migliorata sia in termini assoluti, le regioni del Mezzogiorno, continuano a posizionarsi tutte al di sotto del valore di riferimento italiano, con alcune particolarmente lontane dal target. Fanalino di coda, come nella scorsa edizione, risulta la Basilicata, preceduta in fondo alla classifica da Campania, Puglia e Calabria.
Cosa facciamo a sostegno della genitorialità
Attraverso i nostri programmi dedicati all’area della prima infanzia e rivolti ai bambini e alle bambine tra 0 e 6 anni, realizzati in partenariato con organizzazioni territoriali competenti e qualificate, agiamo, fin dalla gravidanza, per sostenere le situazioni più critiche e per tutelare i diritti delle bambine e dei bambini e promuovere il loro benessere.
- Il programma Fiocchi in Ospedale, un programma che interviene nei cosiddetti primi 1000 giorni di vita.
- Il programma Spazio Mamme, per accompagnare gli adulti di riferimento, in particolar modo se si trovano in condizioni di fragilità.
- Dal 2022 a Roma, in collaborazione con l’Area di contrasto a tratta e sfruttamento, è attivo il progetto Sportello Nuovi Percorsi Roma, che supporta nuclei monoparentali ad alta vulnerabilità, anche provenienti da migrazioni forzate e tratta.
- Infine, abbiamo avviato il Programma Poli Millegiorni, sviluppando aree ad alta densità educativa per la prima infanzia, attraverso la creazione di poli educativi integrati territoriali che vedono una stretta collaborazione tra le agenzie educative presenti.
Per approfondire:
Leggi il comunicato stampa.
Consulta i nostri vecchi rapporti della serie "Le Equilibriste".