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Conferenza delle Parti o COP, cos'è e perché è importante

Una ragazza delle Solomon Island è in piedi sulla riva di un lago e la sua casa è un isolotto artificiale alle sue spalle

La Conferenza delle Parti sul clima che si sta svolgendo a Glasgow in questi giorni, la COP26, è un incontro fondamentale per le sorti del nostro pianeta. I temi discussi e le decisioni prese riguardano tutti noi e in particolare il futuro delle bambine e dei bambini, sempre più colpiti dal cambiamento climatico.

La COP26 di Glasgow è iniziata il 31 ottobre 2021 e si concluderà il 12 novembre.

Che cos’è la conferenza delle parti o COP


Il termine COP è acronimo di “Conferenza delle Parti” e si riferisce alla riunione annuale dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici.

La Convenzione è il principale trattato ambientale internazionale in materia di contrasto ai cambiamenti climatici che fu firmato durante la Conferenza sull'Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite che si è tenuta a Rio de Janeiro nel 1992. L’obiettivo del trattato è quello di contrastare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di gas serra che sono alla base delle cause che provocano il surriscaldamento globale.

Nella Conferenza delle Parti sul Clima del 2015 (COP21) si è raggiunto il cosiddetto Accordo di Parigi ed è stato il primo incontro della Conferenza delle Parti in cui si sono stipulati accordi vincolanti per il contrasto dei cambiamenti climatici.

L’accordo stabilisce di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2ºC e proseguendo con gli sforzi per limitarlo a 1,5ºC. L'Unione Europea l'ha ratificato il 5 ottobre 2016 ed è entrato in vigore il 4 novembre 2016.

La COP 26 di Glasgow e gli sfollati del clima

Nel 2021 si tiene il 26esimo vertice annuale della Conferenza delle Parti (COP26), è presieduto dal Regno Unito in partnership con l'Italia e si tiene a Glasgow. 

In occasione di questo incontro abbiamo sottolineato il legame sempre più inscindibile tra sfollamenti e cambiamenti climatici. Solo nel 2020, 10 milioni di bambini sono stati costretti a migrare a causa dell’emergenza climatica, 30 milioni di persone in totale.

Secondo il nostro rapporto “Nell’occhio del ciclone – La crisi climatica e le migrazioni dei minori”, nel 2020 le persone colpite da siccità a lenta insorgenza sono state il doppio di quelle colpite da tempeste improvvise e le migrazioni causate da temperature estreme, aumento del livello del mare e salinizzazione dei terreni agricoli hanno più probabilità di essere prolungate nel tempo. Inoltre, la maggior parte delle persone che migrano si stabilisce in aree ugualmente o addirittura più a rischio di quelle da dove provengono.

Nel mondo più di 1 miliardo di bambini vive in aree ad alto rischio di inondazioni, grave siccità o altre minacce climatiche. Secondo il nostro rapporto “Nati in crisi climatica”, i bambini nel 2020 - in base agli attuali impegni dell’Accordo di Parigi sulla riduzione delle emissioni - saranno esposti alle ondate di calore eccessivo in media sette volte di più rispetto ai loro nonni, 2,6 volte in più alla siccità, 2,8 volte in più alle inondazioni dei fiumi.

Politiche inadeguate

La maggior parte delle politiche nazionali sulla migrazione non tiene in considerazione il legame tra la crisi climatica e gli sfollamenti. Per questo riteniamo che sia fondamentale:

  • integrare il know-how sul clima e i relativi rischi ai programmi per le migrazioni e per lo sfollamento dei minori; 
  • dare priorità ai diritti e ai bisogni dei bambini che migrano a causa dei fenomeni climatici garantendo che le leggi, le politiche, le strategie e i piani affrontino in modo olistico l'impatto del cambiamento climatico sui bambini; 
  • prepararsi a un movimento proattivo, pianificato e a misura di bambino nell'ambito delle risposte nazionali alle migrazioni e agli spostamenti interni a causa del clima; 
  • basarsi sull'analisi predittiva per pianificare e prevedere le migrazioni dei minori che vivono in aree ad alto rischio e programmare azioni preventive; 
  • stabilire partenariati con specialisti in migrazione e sfollamento e con i governi nazionali per la raccolta e la condivisione di dati disaggregati sulle migrazioni climatiche dei minori; 
  • creare occasioni di confronto in cui i bambini possano condividere le loro esperienze di sfollamento, supportarsi e contribuire alla pianificazione e ai processi decisionali. 


Per approfondire leggi il comunicato stampa.
 

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