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I bambini raccontano: 12 mesi di pandemia attraverso le loro storie

bambina vestita di bianco con il velo sul capo tiene tra le mani una radio e una penna e sorride

L’11 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato per la prima volta nella storia che nel mondo il Coronavirus aveva toccato tutti gli Stati: era l’inizio della pandemia.

Da quel giorno le nostre vite sono decisamente cambiate. C’è chi ha sofferto da subito le conseguenze del lockdown, chi si è ripreso e chi ancora lotta per sopravvivere.

Sono tante le storie che vorremmo raccontare per percorrere insieme questi 12 mesi, carichi di emozioni, caratterizzati da sfide mai affrontate prima, ma segnati anche da piccoli ma immensi traguardi.

Abbiamo deciso di raccontarveli attraverso alcune storie di bambini e bambine che abbiamo incontrato, supportato e ascoltato durante questo ultimo anno.

Jana, 13 anni: i suoi consigli per studiare

Jana vive nella striscia di Gaza, un territorio palestinese che da 13 anni subisce il blocco terrestre, aereo e marittimo. 

Jana già dal primo istante della dichiarazione della pandemia era fortemente preoccupata: l’alta densità di popolazione insieme al ridotto numero degli ospedali erano e sono ancora oggi ulteriori difficoltà per tutta la popolazione.

A Jana manca andare a scuola, le mancano i compagni, gli amici e i docenti. La voglia di studiare però non si è mai fermata e consiglia a tutti i bambini e le bambine che sono a casa da scuola di continuare a studiare

“Vorrei dire ai bambini che non possono andare a scuola di rivedere gli appunti delle lezioni passate e di non smettere mai di studiare. Il secondo consiglio è quello di seguire il più possibile le lezioni online perché è molto importante.”

Ahmad, 13 anni: la guerra e la pandemia 

Ahmad vive in Siria, un Paese vicino al suo decimo anno di guerra. Come lui molti bambini non hanno visto nient’altro, solo il conflitto e tutte le drastiche conseguenze che ne conseguono.

La pandemia data dal Coronavirus ha tolto ad Ahmad, così come a tantissimi bambini nel mondo, la possibilità di studiare, socializzare e costruirsi un futuro migliore lontano dalla guerra e dalla povertà.

“Prima del coronavirus eravamo felici, potevamo andare a scuola. Studiavo molto e nel pomeriggio potevo giocare con i miei amici. Abbiamo dovuto affrontare tante difficoltà in passato. Durante i bombardamenti dovevamo stare chiusi in casa. Questo quindi non è nulla di nuovo per noi, siamo abituati a stare nelle tende. Io però mi annoio e vorrei tanto tornare a scuola per seguire il mio sogno di diventare dottore.”

Asmau 12 anni: quando ho ricevuto la radio ero al settimo cielo

In Nigeria i bambini e le bambine che vivono nelle aree urbane hanno maggiore possibilità di accesso alle lezioni online grazie alla rete internet.

Ma per i bambini e le bambine come Asmau, che vivono nelle zone rurali del Paese, l’accesso a internet o all’elettricità è impossibile. Per colmare questo problema abbiamo contribuito alla distribuzione di radio per poter seguire le lezioni scolastiche governative

Per la giovane Asmau quello è stato uno dei momenti più belli di questo periodo.

“Quando ho ricevuto la radio ero al settimo cielo. Quando la scuola ha chiuso non potevo fare nulla, per mesi e mesi. Non potevo studiare e stavo iniziando a dimenticare tutto ciò che avevo appreso fino ad allora. È vero che non posso comparare le lezioni radiofoniche a quelle in presenza, ma questo è decisamente meglio che rimanere a casa senza imparare nulla di nulla.”

Nassir, 12 anni: l’importanza di proteggere se stessi e gli altri

Andiamo in Etiopia e leggiamo le parole di Nassir, un ragazzo di 12 anni che come Asmau, Ahmad e Jana vorrebbe tanto tornare a scuola. In questa breve intervista ci racconta l’importanza delle misure di protezione, informazioni fondamentali per proteggersi dal virus.

“La nostra insegnante ci ha spiegato come proteggere noi stessi e gli altri. Abbiamo imparato che bisogna lavarsi bene le mani con acqua e sapone, salutare le persone a distanza senza stringersi la mano e di non avvicinarsi a meno di un metro agli altri.”

Come ci racconta Nassir però:

“Sappiamo che è molto importante lavarsi le mani, ma l’acqua qui è molto scarsa.”

Per molti bambini e molte bambine è ancor più difficile proteggersi, per questo distribuiamo acqua potabile e kit per l’igiene laddove è necessario e di vitale importanza.

Il nostro intervento

Dall’inizio della pandemia siamo al fianco di bambine, bambini e famiglie in Italia e nel mondo.

Continuiamo a distribuire kit igienici per la protezione dal virus, forniamo materiale informativo per proteggersi, distribuiamo tablet e reti internet per poter dare accesso alla didattica a distanza. Forniamo buoni spesa per aiutare le famiglie che hanno perso il lavoro a causa della pandemia e diamo supporto psico-sociale per tutti coloro che hanno bisogno. 

Dall’inizio dell’emergenza ad oggi abbiamo raggiunto oltre 141 mila bambini, bambine, famiglie e docenti.

“Sei sul blog di Save the Children Italia, hai letto questo articolo perché per noi è importante occuparci di ogni aspetto che possa fare la differenza per il futuro di bambine e bambini in Italia e nel mondo.”

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