Maternity blues e depressione post partum: come riconoscerli e affrontarli

Francesco Alesi/Save the Children

Il 7 maggio 2025 è la Giornata mondiale della salute mentale materna: celebrata ogni anno il primo mercoledì di maggio, rappresenta un'importante occasione per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla salute mentale delle mamme e sull'importanza di offrire supporto, ascolto e risorse dedicate. Questa giornata mira a rompere il silenzio e lo stigma legati alle condizioni di salute durante la maternità, promuovendo il benessere psicologico delle donne che affrontano le sfide della gravidanza, del postpartum e della genitorialità. 

Abbiamo più volte affrontato e approfondito questi temi, in particolare in merito alla depressione post post partum e al maternity blues. È importante riconoscere i sintomi e richiedere supporto.

Maternity blues e depressione post partum: conoscerli e affrontarli

La nascita di un bambino o di una bambina è spesso raccontata come un momento di gioia assoluta, ma per molte madri l’arrivo di un figlio o di una figlia porta con sé emozioni molto complesse, inaspettate, a volte travolgenti: stanchezza, sbalzi d’umore, sensi di colpa, ansia, angoscia: sentirsi sopraffatte è più comune di quanto si pensi. Eppure, il racconto della maternità è talmente potente, che ancora oggi ci si scontra con un muro di silenzio che rende difficile condividere il proprio disagio, cercare aiuto, e anche essere comprese.

Tra le esperienze più frequenti nel periodo successivo al parto ci sono due condizioni ben distinte, ma spesso confuse tra loro: il maternity blues e la depressione post partum. Riconoscerle, comprenderne le differenze e sapere che non si è sole è il primo passo per affrontarle.

Maternity blues: un passaggio delicato, ma transitorio

Con il termine baby blues o maternity blues “si fa riferimento a un malessere transitorio che la maggior parte delle donne (8,5 su 10) sperimenta subito dopo la nascita di un figlio o di una figlia. Questa espressione, coniata dal pediatra e psicoanalista Donald Winnicott, aiuta a distinguere questa condizione fisiologica di malinconia, che tende a risolversi spontaneamente, da uno stato di depressione più profondo e duraturo” [1].

Il maternity blues è definibile come una condizione transitoria che compare solitamente tra il secondo e il quinto giorno dopo la nascita, e si manifesta con:

  • improvvisi sbalzi d’umore
  • irritabilità e pianto facile
  • difficoltà a dormire o concentrarsi
  • senso di inadeguatezza e lieve ansia

Questi sintomi non sono patologici: derivano dai cambiamenti ormonali, dallo stress, dalla fatica fisica e dall’impatto emotivo del nuovo ruolo materno. Il maternity blues si risolve spontaneamente entro un paio di settimane, soprattutto se la neo-mamma può contare su un ambiente accogliente e non giudicante.

Depressione post partum: un disagio più profondo

Diversa, e ben più complessa, è la depressione post partum. Si tratta della principale complicanza psichica relativa al puerperio e si stima che colpisca tra il 10-15% delle donne che partoriscono. Può manifestarsi entro le prime settimane o mesi dal parto, anche in assenza di segnali iniziali.

I criteri diagnostici indicati dai protocolli sanitari sono gli stessi del cosiddetto disturbo depressivo maggiore: umore depresso, perdita di piacere e interesse, cambiamenti nell’appetito, disturbi del sonno, agitazione, irrequietezza/rallentamento, riduzione dell’energia, facile stanchezza e spossatezza, senso di valere poco, senso di colpa eccessivo, difficoltà di concentrazione, incapacità di pensare lucidamente, pensieri ricorrenti che non vale la pena di vivere o pensieri di morte e di suicidio [2].

Qual è la differenza tra depressione post partum e maternity blues?

Nelle linee guida sulla cosiddetta DPP (Depressione Peri Partum) l’Istituto Superiore di Sanità afferma che “la gravidanza e il primo anno dopo il parto, noti come periodo perinatale, costituiscono una fase di enormi cambiamenti fisiologici, psicologici e sociali nella vita delle donne. Si stima che 1 donna su 5 sviluppi problemi di salute mentale nel periodo perinatale, in particolare depressione e ansia che sono i disturbi più frequenti” [3].

A differenza del maternity blues, la depressione post partum non passa da sola. È fondamentale riconoscerla e affrontarla con il supporto di professionisti e professioniste – psicologi/che, ostetriche, medici di base o specialisti perinatali – e con una rete di sostegno solida.

Per conoscere le differenze e saperne di più sulla depressione perinatale, puoi approfondire leggendo questi due articoli: 

Il supporto sociale alle neomamme

Mamma, non sei sola! Di fondamentale importanza è il sostegno che ogni neo mamma riceve dopo la nascita del proprio bambino o bambina. Quando una madre è ascoltata, accolta e sostenuta – non solo nel suo ruolo, ma come persona – sa di non essere sola ad affrontare il nuovo assetto familiare e di poter contare su una rete di supporto.

Il supporto può assumere tante forme:

  • emotivo, con qualcuno che sappia ascoltare senza giudicare
  • pratico, con piccoli aiuti nella quotidianità
  • informativo, grazie a professionisti che sappiano orientare con competenza
  • relazionale, attraverso gruppi di mamme, spazi di confronto, incontri nei consultori o nei centri per le famiglie

La rete familiare e amicale può avere un ruolo fondamentale, se adeguatamente attenta e preparata ad accogliere i bisogni della neomamma senza giudizi, pressioni o aspettative irrealistiche.

Per quanto riguarda invece l’altro genitore, si è detto che spesso può patire disturbi dell’umore in modo analogo a quanto accade con la mamma. In questa sede ci si limita a segnalare che l’accompagnamento al divenire genitori non può e non deve riguardare solo la donna che partorisce e che la condivisione della cura tra partner e con la rete familiare e sociale che si crea intorno al nucleo familiare ristretto è di fondamentale importanza.

Salute mentale materna e il sostegno dei neogenitori

I primi mesi di vita del bambino sono un periodo molto delicato per i genitori e in particolar modo per le neomamme. Per sostenere i neogenitori in questa fase particolare abbiamo avviato dal 2012 il progetto Fiocchi in Ospedale, con l’obiettivo di migliorare le condizioni dei bambini fin dai primi giorni di vita. Attraverso questo presidio all’interno delle strutture sanitarie offriamo assistenza e orientiamo ai servizi necessari alla famiglia in sinergia con l’ospedale e tutto il territorio.

La salute mentale materna è ancora oggi un tabù. Molte donne non sempre si sentono libere di esprimere il proprio disagio, o temono di essere giudicate se non si sentono felici, entusiaste o “all’altezza” del nuovo ruolo. Eppure, ogni madre dovrebbe sentirsi libera e accolta nel condividere la propria fragilità, senza vergogna né paura.

Avere momenti di smarrimento, stanchezza o tristezza non significa essere inadeguate ed è del tutto normale. Parlare apertamente di maternity blues e depressione post partum aiuta ad accompagnare consapevolmente l’esperienza emotiva della maternità, a rompere l’isolamento e a creare contesti in cui ci si possa sentire accolte, comprese e sostenute.

Attraverso i nostri interventi in favore della prima infanzia realizzati sul territorio nazionale e grazie a una rete di attori pubblici, privati e del settore non profit, ci impegniamo ogni giorno per contribuire a identificare le situazioni più critiche fin dalla gravidanza per poter tutelare il benessere dei bambini e delle bambine, con l’obiettivo di non lasciarne indietro nessuno. Scopri di più sulla nostra Rete Zero-Sei.

Sulle prime fasi della genitorialità: continua ad approfondire:

Note:
[1] UPPA, Che cos’è il baby blues e come si differenzia dalla depressione, 2024.
[2] Istituto Superiore di Sanità, Depressione post partum: prevalenza e fattori associati in donne che hanno partecipato a corsi preparto.
[3] ISS, Depressione Peri Partum: Le linee guida, 2024.

Chi ha letto questo articolo ha visitato anche