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Naufragio Grecia: l’Europa non deve essere complice della perdita di vite

donna e bambino in barca sul mare

Le notizie di più di 80 migranti morti al largo delle coste greche sono scioccanti. Centinaia di persone sono disperse a seguito del naufragio a Pylos, nel sud del Peloponneso. Si teme siano morte e molti loro non saranno mai ritrovati. Secondo quanto riferito, tra i morti ci sono molte donne e minori che erano presenti sottocoperta del sovraffollato peschereccio.

Le autorità di diversi Stati membri erano state informate dell'imbarcazione in difficoltà molte ore prima del suo rovesciamento e anche un aereo di Frontex era presente sulla scena. Ancora una volta, decine di vite sono state perse alle frontiere dell’Europa a causa dell'incapacità dell'Unione Europea di permettere alle persone in cerca di protezione di raggiungere l'Europa in modo sicuro. 

Naufragio in Grecia: è necessario indagare 

Il primo trimestre di quest'anno è stato il più letale nel Mediterraneo centrale degli ultimi 6 anni e, come sappiamo, queste tragedie umane si consumano quotidianamente alle frontiere terrestri e marittime dell'Europa. L’ennesimo naufragio, questa volta al largo delle coste greche, dimostra che è necessaria un'indagine completa su queste morti, in particolare sul ruolo degli Stati membri dell'UE e sul coinvolgimento di Frontex.

Noi di Save the Children, insieme a Amnesty International, Danish Refugee Council, HIAS Europe, Human Rights Watch, International Rescue Committee, Medici senza Frontiere, Missing Children Europe, Oxfam, SOS Children’s Villages International chiediamo senza sosta alla Commissione europea, agli Stati membri e ai responsabili politici europei di adottare misure per porre fine alle violazioni dei diritti umani e alle morti insensate alle frontiere dell'UE.

Esortiamo la Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ad assumere finalmente una posizione chiara rispetto al cimitero a cielo aperto alle frontiere terrestri e marittime dell'Europa e a richiamare gli Stati membri alle proprie responsabilità.

Chiediamo un sistema di asilo europeo che garantisca alle persone il pieno rispetto del diritto di chiedere protezione. L'UE dovrebbe abbandonare la narrativa che attribuisce la colpa dei naufragi ai trafficanti e cessare di vedere soluzioni solo nello smantellamento delle reti criminali.
Esortiamo l'UE e gli Stati membri a istituire nel Mar Mediterraneo operazioni di ricerca e salvataggio proattive e guidate dagli Stati.

È ora di proteggere finalmente le vite e i diritti delle persone che cercano sicurezza in Europa.

l'Unione Europea non deve essere complice della perdita di vite umane 

Difensori dei diritti umani, organizzazioni della società civile, le Nazioni Unite e innumerevoli giornalisti investigativi e principali media, da tempo documentano le gravi violazioni dei diritti umani, i respingimenti e le sistematiche carenze nella ricerca e nel salvataggio che sono ormai diventate, di fatto, la politica di gestione delle migrazioni dell'Unione Europea.

Ciononostante, gli Stati dell'UE hanno ridotto drasticamente la capacità di ricerca e soccorso (SAR) in mare e diversi hanno limitato le operazioni SAR della società civile, il che significa che non è possibile fornire un'assistenza tempestiva ed efficace alle persone in difficoltà, in palese violazione degli obblighi internazionali SAR.

Inoltre, la scorsa settimana gli Stati membri hanno concordato una riforma del sistema europeo di asilo e migrazione basata sulla deterrenza e sulla detenzione sistematica alle frontiere dell'UE, che molto probabilmente incentiverà un maggior numero di respingimenti e di morti in mare, mentre i meccanismi di monitoraggio delle frontiere finora istituiti non sono né indipendenti né efficaci. Questo non farà altro che spingere le persone in fuga da guerre e violenze verso rotte ancora più pericolose e causerà altre morti evitabili. Nel frattempo, gli Stati membri dell'UE continuano a fare affidamento su accordi poco trasparenti del valore di miliardi con Paesi terzi, nel tentativo di liberarsi dalle proprie responsabilità in materia di asilo.

Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children, in relazione ai recenti naufragi in prossimità delle coste greche, italiane e spagnole, a  margine del convegno “Proteggere e sostenere i percorsi di crescita: quale accoglienza per i minori stranieri non accompagnati?”, che si è svolto oggi a Roma, sul sistema di protezione e di accoglienza dei minori non accompagnati in Italia, ha commentato: “Mentre le autorità greche stanno ancora indagando sul terribile naufragio della scorsa settimana e cercando di recuperare i corpi delle centinaia di persone che si pensa siano morte, ieri altre evitabili tragedie si sono consumate a largo di Lampedusa e vicino le coste spagnole. In quest'ultima c'è almeno un bambino tra le vittime. [..] I bambini continuano a morire in mare, rivelando l'abissale fallimento dell'Unione Europea nel permettere ai minori soli o con le loro famiglie in cerca di raggiungere l'Europa in sicurezza. Le responsabilità dei trafficanti di esseri umani e delle reti criminali nei naufragi sono evidenti, ma  esiste anche un dovere giuridico e morale delle autorità nazionali e della UE nel salvare vite umane [..] È necessario con urgenza riformare la politica di deterrenza alle frontiere dell'UE e di esternalizzazione, o altri bambini perderanno la vita a causa delle rotte sempre più pericolose verso l’Europa. Stiamo parlando di bambini e di famiglie che fuggono dalla guerra e dalla violenza, non di criminali". 

Per approfondire leggi il comunicato stampa.

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