Salta al contenuto della pagina

Giornata Mondiale contro il lavoro minorile 2023

bambino che sale una collina con sacco sulle spalle

In occasione della 22° Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile, il 12 giugno e che quest’anno ha come focus la giustizia sociale per tutti, rilanciamo l’allarme su questa grave violazione dei diritti fondamentali dell’infanzia e dell’adolescenza che, solo in Italia, riguarda 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni coinvolti in esperienze di lavoro continuative, saltuarie o occasionali. 

Nella nostra recente pubblicazione Non è un Gioco, abbiamo analizzato il lavoro minorile in Italia, conoscendo e dando voce ai ragazzi e alle ragazze coinvolti nel fenomeno. "Non è un gioco" è anche un podcast, scritto e prodotto da Will Media, in cui esploriamo le cause del lavoro minorile, le sue conseguenze e le possibili misure per contrastarlo.

Ascoltalo su tutte le piattaforme

Lavoro minorile e leggi internazionali

Il lavoro minorile viola il diritto di ciascun minore “di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale” così come sancito dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC, art. 32). 

Nonostante la maggior parte degli Stati abbia ratificato la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e la Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) n. 138 (1973), il lavoro minorile è un fenomeno ancora molto diffuso.

Il lavoro minorile in Italia e nel mondo

Il fenomeno del lavoro minorile è in gran parte sommerso e destinato a peggiorare con la crescita delle famiglie con figli spinte verso condizioni di povertà. I progressi nella riduzione del fenomeno negli ultimi 20 anni, hanno dovuto fare i conti con i conflitti armati, l’impatto della pandemia Covid-19 e la crisi climatica, cause correlate di un aumento vertiginoso delle famiglie sfollate o precipitate nella povertà, costringendo altri milioni di bambini al lavoro minorile.

Nel mondo, sono 160 milioni i bambini e adolescenti tra i 5 e 17 anni coinvolti nel lavoro minorile. A livello globale, il lavoro minorile coinvolge sempre più bambini e adolescenti: secondo le stime, in quasi la metà dei casi, riguardano un lavoro pericoloso con potenziali danni per la salute e lo sviluppo psicofisico e morale, per 79 milioni di minori

In Europa, in un solo anno, oltre 200.000 bambine, bambini e adolescenti in più sono stati spinti sull'orlo della povertà, portando nel 2021 il numero totale di minori a rischio povertà a oltre 19,6 milioni, 1 bambino su 4.

In Italia, quasi 1 minore su 15 tra i 7 e i 15 anni, ha avuto esperienza di lavoro minorile. Inoltre, il numero dei minori in povertà assoluta ha ormai raggiunto la cifra di 1 milione e 382 mila, il 12,1% delle famiglie con minori (762mila famiglie) sono in condizione di povertà assoluta, e una coppia con figli su 4 è a rischio povertà.

L’indagine Non è un gioco

Secondo le stime nazionali del nostro ultimo rapporto “Non è un gioco”, realizzato in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio, il 6,8% della popolazione totale nella fascia d’età 7-15 anni, svolge o ha svolto un'attività lavorativa: una proporzione che sale a 1 minore su 4 se considerano solo i 14-15enni.

Tra questi ultimi, per circa 58mila adolescenti, si tratta di casi di lavori particolarmente dannosi per l’impatto sui loro percorsi educativi e il benessere psicofisico, essendo svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico, oppure in orari notturni o comunque percepiti da loro stessi come pericolosi.

Come evidenziato nel rapporto, i settori maggiormente interessati dal lavoro minorile in Italia sono quelli più tradizionali come la ristorazione, la vendita al dettaglio nei negozi e attività commerciali, seguiti dalle attività in campagna, in cantiere, dalle attività di cura con continuità di fratelli o parenti. Ma, non mancano le nuove forme di lavoro online, come la realizzazione di contenuti per social o videogiochi, puoi approfondire l'argomento su Lavoro minorile online: i rischi del mondo digitale.

Contro il lavoro minorile: le azioni da compiere

Per molti ragazzi e ragazze, il lavoro minorile rappresenta l’altra faccia dell’abbandono scolastico: per prevenire il fenomeno del lavoro minorile, in Italia e nel mondo, dobbiamo investire sulla scuola e sulla qualità dell’istruzione, per garantire il diritto allo studio ad ogni bambino e bambina. 

“È necessaria, allo stesso tempo, una forte azione istituzionale coordinata e mirata sul lavoro minorile, che parta dal rilievo sistematico del fenomeno nei diversi territori e preveda misure concrete di prevenzione e contrasto. Un’azione efficace non può poi prescindere da un intervento diretto nei singoli territori, e in particolare in quelli maggiormente deprivati, che rafforzi le reti di monitoraggio, il sostegno ai percorsi educativi e formativi e il contrasto alla povertà economica ed educativa, con un’azione congiunta da parte delle istituzioni e degli attori sociali ed economici attivi sul territorio” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. 

Per contrastare il lavoro minorile le azioni da compiere al più presto sono:

  • Un’indagine sistematica e periodica sul lavoro minorile in Italia a cura dell’ISTAT, che comprenda anche il fenomeno ormai attuale del lavoro online.
  • Che i Comuni elaborino un Programma Operativo di prevenzione e contrasto del lavoro minorile e della dispersione scolastica con il coinvolgimento attivo di tutti gli attori del territorio,
  • Si garantisca un sistema di presa in carico a livello territoriale dei minori infrasedicenni che lavorano e del loro nucleo familiare, per garantire un percorso di protezione dallo sfruttamento, reinserimento e riorientamento, assicurando anche la formazione del personale preposto all’identificazione e all’assistenza dei minorenni esposti al lavoro minorile,
  • A partire dalla scuola secondaria di I grado, sia promossa la formazione di studenti e studentesse sui diritti e la legislazione che regolano il lavoro in Italia, con particolare attenzione agli studenti in difficili condizioni economiche,
  • Che si utilizzino i fondi del PNRR per lo sviluppo delle competenze trasversali e legate alla transizione digitale e green dei giovani, offrendo percorsi di qualità, prospettive di formazione e specializzazione in settori emergenti.

Per questo motivo è fondamentale un impegno collettivo da parte di istituzioni, agenzie educative, servizi sociali, Terzo Settore e anche mondo profit, per prevenirlo e contrastarlo, a tutela dei diritti di bambine, bambini e adolescenti. Imprese e aziende possono contribuire positivamente all’eliminazione del fenomeno adottando condotte più responsabili a sostegno della protezione dei diritti umani. 

Per approfondire leggi il comunicato stampa

Chi ha letto questo articolo ha visitato anche