Salta al contenuto della pagina

I leader del G7 hanno mancato ai loro impegni sulla nutrizione

Il 26 e 27 Maggio scorsi si sono riuniti a Taormina i leader del G7 per affrontare - tra gli altri – il problema dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione. 

Oggi, a livello mondiale, sono 159 milioni i bambini affetti da malnutrizione cronica. Ogni anno 3,1 milioni di bambini muoiono a causa della malnutrizione e il 2017 rischia di essere un anno particolarmente terribile, con la devastante siccità e i conflitti che stanno affliggendo l’Africa Orientale.

Al Vertice G7 del 2015 in Germania i leader dei sette paesi più industrializzati avevano promesso di sollevare 500 milioni di persone dalla fame e dalla malnutrizione. Ma a Taormina, due anni dopo, si è persa l'opportunità di tradurre queste promesse in azioni concrete e il vertice si è concluso senza stanziare nuove risorse finanziarie né per interventi a lungo termine- che affrontino i temi dell'insicurezza alimentare e della malnutrizione - né per combattere le crisi umanitarie in corso.

La malnutrizione è un'emergenza globale giornaliera e richiede un impegno politico concreto rivolto ai più vulnerabili.

Ce ne parla in un’intervista Christine Muyama dall’Uganda, esperta in nutrizione, membro della Graca Machel Trust e precedentemente coordinatrice nazionale della Civil Society Coalition del Scaling Up Nutrition in Uganda.

Dal tuo punto vista quali sono le principali cause della malnutrizione in Africa?

Ci sono diverse ragioni, tra cui l'accesso al cibo per le famiglie e la scarsa conoscenza di cosa dovrebbero mangiare i bambini e delle giuste porzioni che garantiscono il loro benessere. Manca, inoltre, un impegno concreto dei governi contro la malnutrizione.

Quale ruolo possono avere i Paesi del G7 nella lotta alla malnutrizione?

I Paesi del G7 possono avere un impatto diretto con investimenti in progetti di nutrizione e agricoltura per contrastare i fenomeni di malnutrizione e carestia, specialmente in un momento come questo in cui ci sono 30 milioni di persone colpite dall'emergenza fame in Africa Orientale e in Medio Oriente.

Qual è il ruolo delle donne e delle ragazze nell'ambito dell'agricoltura in Africa?

Le donne decidono come alimentare i bambini e, di rimando, cosa deve essere coltivato. In questo ambito, quindi, deve essere rafforzata la conoscenza da parte delle donne degli alimenti corretti per il benessere dei bambini. 

I Governi africani riconoscono il ruolo delle donne nell'ambito dell'agricoltura?

I Governi sono propensi a riconoscere che l'importanza delle donne nell'assicurare che i bambini siano ben nutriti. Proprio per questo, gli interventi in loro favore devono essere aumentanti perché le donne hanno un ruolo chiave per la sicurezza alimentare delle famiglie.

Qual è il ruolo della Società Civile a livello nazionale e internazionale nel supportare la richiesta di miglioramento della nutrizione e della sicurezza alimentare in Africa?

La società civile deve monitorare che i Governi tengano fede agli impegni su questi temi, sia ad un livello locale che ad un livello globale. Nel vertice G7 del 2016, ad esempio, erano stato preso l'impegno di fare investimenti in favore dei 300 milioni di persone colpite dalla fame, ma fino ad adesso non è stato rispettato.

A novembre ci sarà un summit a Milano sulla nutrizione. Cosa credi che possa essere deciso in quella sede?

Credo che potremmo raggiungere un impegno concreto e una road map per assicurare che quanto promesso sia messo in pratica. Sarà un'opportunità per il mondo per porre fine alla malnutrizione. Abbiamo meno di 15 anni per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile del 2030: dobbiamo agire adesso per fare in modo che questo diventi un problema del passato.

Al Summit di Taormina, i leader G7 hanno fallito prima di tutto nei confronti dei bambini e non solo in termini della sicurezza alimentare e malnutrizione. Non sono stati infatti in grado di rispondere alle esigenze di altri temi importanti che coinvolgono milioni di bambini, quali la migrazione e l’educazione.

Di nuovo si è parlato di migrazione prevalentemente in termini di sicurezza e controllo delle frontiere, lasciando così 28 milioni di bambini – costretti a lasciare la propria casa, fuggendo da guerre e violenze – senza protezione da abusi e dallo sfruttamento, incluso il traffico dei minori. Non sono stati presi impegni sull’educazione, non tenendo conto così dei 263 milioni di bambini che ancora oggi non hanno accesso alla scuola.

I leader del G7 hanno perso quindi un’importante occasione per agire con determinazione per garantire a tutti, ma soprattutto ai bambini più vulnerabili, i loro diritti.