Salta al contenuto della pagina

Libano: crisi e povertà fanno perdere la speranza ai rifugiati siriani

bambino che guarda dritto in camera mentre è circondato la persone

Il Libano sta affrontando una delle peggiori crisi economiche. I dati del mese scorso hanno mostrato che il prezzo del pane è quadruplicato rispetto lo scorso anno. All'inizio dell’anno, la metà delle bambine e dei bambini libanesi nel Paese, dipende dall'assistenza umanitaria per sopravvivere

"Orizzonti di speranza che si restringono: i rifugiati siriani alla ricerca di soluzioni durature dopo un decennio fuori dal paese", è il nostro nuovo report che illustra la profonda perdita di speranza delle bambine e dei bambini siriani rifugiati in Iraq, Giordania e in Libano dove vivono da anni senza alcuna prospettiva.

I desideri spenti 

"Cinque anni fa mi è stato chiesto come avrei voluto che la mia vita cambiasse, da allora però non è cambiato nulla. Non mi aspetto che la mia vita cambi in meglio nei prossimi anni perché ho perso la speranza", ha raccontato un ragazzo intervistato dai nostri operatori.

Come lui, sono numerose le persone che, soprattutto in Libano, hanno raccontato di sentirsi senza speranza e incapaci di pensare al futuro, perché preoccupate dalla sopravvivenza quotidiana e dalle prospettive limitate.
Il loro desiderio più grande ora è quello di trasferirsi in un Paese terzo. Le donne, in particolare, sperano di poter garantire l'accesso a un'istruzione di qualità per i loro figli. Tuttavia, il numero di posti messi a disposizione da altri Paesi al di fuori della regione rimane di gran lunga inferiore alle reali necessità: nonostante la valutazione di quasi 600.000 persone bisognose, il numero effettivo di posti non supera i 20.000 all'anno.

I nostri operatori in Libano temono che questa perdita di speranza spinga altre famiglie a intraprendere viaggi in mare mortali come quelli che hanno ucciso decine di bambine e di bambini questo mese.

L’ultima tragedia in mare

Secondo l'UNHCR, il numero di richiedenti asilo che dal Libano hanno tentato il pericoloso viaggio è più che raddoppiato nel 2022 per il secondo anno consecutivo, e la stragrande maggioranza è rappresentata dai siriani. 

Mercoledì scorso è avvenuta una delle ultime di una lunga serie di tragedie: il naufragio dell'imbarcazione che con più di 150 richiedenti asilo ha lasciato il Libano prima di rovesciarsi in mare. Almeno 24 bambini sono morti e altri risultano dispersi dopo uno dei più tragici naufragi nel Mediterraneo degli ultimi anni. Sono almeno 94 i morti accertati al momento ma il numero delle vittime è probabilmente superiore

"Il Libano è entrato nel suo quarto anno di crisi innescata dal collasso economico, dalla paralisi del governo e dall’impatto dell'esplosione del porto. Queste crisi stratificate hanno creato un'emergenza umanitaria profondamente complessa, aggravata dal crollo dei servizi pubblici e dalla mancanza di reti di sicurezza sociale. La situazione colpisce tutti: libanesi, rifugiati e migranti. La morte anche di un solo bambino in mare è già troppo. Nessun bambino dovrebbe morire per cercare una risposta ai suoi bisogni più elementari", ha dichiarato Jennifer Moorehead, Direttore di Save the Children in Libano.  

Cosa stiamo facendo

Chiediamo alla comunità internazionale di aumentare l'accesso a opportunità di reinsediamento di qualità e ad altri canali di ingresso sicuri e regolari per i rifugiati siriani e per quelli provenienti da altri contesti, in linea con gli impegni del Patto Globale sui Rifugiati, poiché questa rimane l'unica opzione sicura e dignitosa per alcuni rifugiati e la soluzione preferita per molti. Ciò significa che gli Stati, in particolare in Europa, devono proteggere il diritto dei siriani a chiedere asilo e migliorare l'accesso sicuro ai Paesi terzi, anche attraverso programmi di istruzione e opportunità di migrazione lavorativa. È inoltre fondamentale che tutti gli Stati rispettino e sostengano il principio di non respingimento e si adoperino per affrontare le cause che possono spingere i rifugiati a tornare contro la loro volontà.

Lavoriamo in Libano dal 1953. Per oltre sessant'anni, abbiamo utilizzato approcci basati sui diritti per aumentare l'accesso dei bambini, degli adolescenti e dei giovani a un'istruzione di qualità; per rafforzare la partecipazione e la protezione delle bambine e dei bambini a livello familiare, scolastico e comunitario; per aumentare la sicurezza alimentare e l'accesso alle opportunità di sostentamento, all'acqua potabile e a un alloggio adeguato. 

Per approfondire leggi il comunicato stampa.
 

Chi ha letto questo articolo ha visitato anche