Salute infantile e disuguaglianze: il nuovo Atlante dell’Infanzia a rischio

Le bambine, i bambini e gli adolescenti colpiti dalle disuguaglianze socioeconomiche, educative e territoriali, ne subiscono l’impatto anche sulla salute e il benessere psico-fisico. In vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza lanciamo oggi la XIII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Come stai?” che pone l’accento sulle condizioni di vita di bambini/e e dei giovani nel nostro Paese.
L’edizione di quest’anno sottolinea la necessità di mettere la salute dei bambini e degli adolescenti al centro di tutte le scelte politiche, dalla tutela dell’ambiente urbano alle mense scolastiche, fino agli spazi per lo sport e il movimento, con una particolare attenzione al tema della salute mentale degli adolescenti, fortemente colpiti dalla pandemia.
Infanzia in Italia, tra disuguaglianze e povertà
Dati, mappe e interviste fotografano l’intreccio tra disuguaglianze e salute che la pandemia ha amplificato, e i tanti, troppi volti diversi di un servizio sanitario che spesso è “nazionale” solo sulla carta, per le gravi disuguaglianze territoriali. A questo proposito, un dato emblematico emerso è che un bambino che nasce a Caltanissetta ha 3,7 anni in meno di aspettativa di vita di chi è nato a Firenze, e la speranza di vita in buona salute segna un divario di oltre 12 anni tra Calabria e provincia di Bolzano. Questo e tanti altri importanti dati sono mostrati nell’Atlante dell’Infanzia e nel video dedicato:
Un milione e quattrocentomila bambine e bambini vivono in povertà assoluta, una percentuale media del 14,2% di tutti i minori, che sale però fino al 16% nel Mezzogiorno: le disuguaglianze socioeconomiche incidono direttamente sulla salute delle bambine e dei bambini, penalizzando chi maggiormente avrebbe bisogno, nel proprio territorio, dei servizi di cura, prevenzione e promozione della salute e del benessere psico-fisico.
Domanda e offerta della rete sanitaria
Il Servizio sanitario nazionale è caratterizzato da elevate professionalità, qualità delle cure e una forte inclusività, tutte caratteristiche che pongono ancora oggi l’Italia tra i Paesi più avanzati al mondo in termini di tutela della salute dell’infanzia. Tuttavia, nella ripartizione dei fondi pubblici per la salute, solo il 12% è impiegato nella prevenzione e nella medicina di base, che sono invece fondamentali per la salute delle bambine e dei bambini nel medio e lungo periodo. Inoltre, nel biennio 2020-21, gli effetti della pandemia si sono fatti sentire fortemente:
- Le vaccinazioni nei primi mesi di vita hanno subito una significativa riduzione, e si è verificata drastica diminuzione delle diagnosi di tumore pediatrico che si sono ridotte del 33% nel 2020.
- Già prima del Covid-19, il numero dei consultori familiari si era andato assottigliando: tra il 2014 e il 2020 c’è stata una riduzione di oltre il 6% del numero di centri attivi e nel biennio 2018-19 la media di utenti per singola struttura era di 32.325 persone, ben al di sopra dei 20.000 stabiliti dalla legge (34/1996), e con un’ampia disparità territoriale.
- Un’indagine condotta dalla Società Italiana di Pediatria tra marzo 2020 e marzo 2021 in 9 regioni italiane evidenzia un aumento del 39,5% nei ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile. La principale causa è stata l’ideazione suicidaria seguita da depressione e disturbi del comportamento alimentare: in tutto il Paese si contano solo 394 posti letto in degenza in questi reparti: con regioni che non ne hanno neanche uno, come Calabria, Molise, Umbria e Valle d’Aosta, e regioni come Lombardia dove sono 100.
In generale, siamo di fronte ad un bisogno di sostegno consistente che non trova risposta, e già prima della pandemia 200 bambini e ragazzi su 1000 manifestavano un disturbo neuropsichiatrico, ma meno di un terzo aveva accesso ad un servizio territoriale di neuropsichiatria nella metà dei casi non riusciva ad avere risposte terapeutico-riabilitative nel proprio territorio. Come si evidenzia nelle pagine dell’Atlante, non è solo il sistema sanitario a dover assicurare la salute di un bambino: è l’intero ambiente di crescita, in tanti suoi aspetti, a giocare infatti un ruolo decisivo.
I primi 1000 giorni
Le esperienze durante la gravidanza e fino ai due anni di vita influenzano lo stato di salute, l’apprendimento, così come il benessere sociale ed emotivo con effetti che durano per l’intera infanzia e fino all’età adulta. La maggior parte delle situazioni critiche in questa fase cruciale è strettamente legata anche alla situazione socioeconomica dei genitori, con evidenti disuguaglianze.
Tra il 2020 e il 2021, l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie con 3 o più figli minorenni è ancora aumentata, dal 19,8 al 20,4%, raggiungendo un valore triplo rispetto alle famiglie con un solo figlio minorenne, e la povertà relativa colpisce 2 famiglie con figli minori su 5 in Campania a fronte di 1 su 6 al nord. L’accesso alle cure e il sostegno alla genitorialità sono allora determinanti per ridurre i fattori di rischio e rafforzare quelli di protezione e di stimolo che avranno un impatto positivo dalla nascita del bambino fino all’età adulta.
Salute e benessere tra i 3 e i 10 anni
In questa fascia d’età entra in gioco in modo prepotente l’effetto dell’ambiente che circonda le bambine e i bambini: sano o malato può fare una grande differenza. Per contrastare l’inquinamento nelle città ci vorrebbe una maggiore disponibilità di spazi verdi, ma se la media nei capoluoghi di provincia è di 31 metri quadrati per abitante, in Puglia e Molise i metri quadrati si riducono a circa 10, e non si superano i 20 neanche in Campania, Sicilia, Liguria e Valle d’Aosta.
Tra i 3 e i 10 si manifestano anche Bisogni Educativi Speciali che secondo i dati ufficiali riguardano il 6,5% degli alunni della scuola primaria. In media, il 32% delle scuole italiane è privo di barriere per alunni con disabilità motoria, si supera appena il 40% nelle due regioni più organizzate di Lombardia e Marche, ma si scende al 23% in regioni come la Campania e la Liguria. Invece, solo una scuola su 100 è dotata di ausili per l’accessibilità degli alunni con cecità o ipovedenti.
Come stanno gli adolescenti?
Gli adolescenti vivono la fase di transizione più delicata della vita, che la pandemia ha messo ancor di più a dura prova. Secondo un recente studio svolto tra 30mila studenti delle scuole superiori e dell’università, più di 1 su 4 nei primi mesi del 2022 ha avuto esperienze di disturbi alimentari, il 15,5% atti di autolesionismo, il 10% ha fatto uso di droghe, il 12% di alcol in quantità eccessive. Al netto dei limiti imposti dalle restrizioni per il Covid-19 e delle uscite per andare a scuola, il 5,6% degli studenti riferisce di non lasciare mai la propria casa o la propria stanza per attività extrascolastiche.
Inoltre, tra le nuove forme di dipendenza, più di 350mila studenti hanno un profilo di rischio per l’uso di Internet, e sta crescendo sensibilmente il numero di vittime, al 46%, e persecutori al 29% del cyberbullismo.
Il nuovo Data Hub
L’Atlante quest’anno presenta una grande novità: il dialogo con i lettori non si interrompe, ma prosegue sul nostro nuovo Data hub, uno spazio virtuale aperto a tutti che sarà dedicato alla raccolta e alla diffusione costante di informazioni, dati, analisi e ricerche su infanzia e adolescenza, in Italia e nel mondo.
È uno spazio che verrà alimentato progressivamente e con continuità grazie alla collaborazione generosa delle principali istituzioni di ricerca, da università, centri studi e fondazioni, una rete che si vuole arricchire ulteriormente di tanti altri attori, uniti nell’interesse comune di promuovere e tutelare bambine, bambini e adolescenti, nel nostro Paese come nel resto del mondo.
Per approfondire leggi il comunicato stampa.
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