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Epidemia di colera in Medio Oriente

bambino che trasporta un secchio di acqua durante un epidemia di colera in medio oriente

Il 6 ottobre scorso, nel governatorato rurale settentrionale di Akkar in Libano, è stato registrato il primo caso di colera dal 1993. Secondo il Ministero della Sanità pubblica, attualmente ci sono 803 casi sospetti e confermati e si contano almeno 11 decessi. Il Libano condivide un lungo confine con la Siria, dove il numero di casi di colera sospetti e confermati continua ad aumentare. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, al 15 ottobre sono stati segnalati 20.014 casi sospetti e confermati 75 decessi. Nel frattempo, anche in Iraq i casi di colera sono aumentati quest’estate, raggiungendo gli 865 casi confermati.

Le cause principali

I cambiamenti climatici, uniti alla mancanza di cibo e all’accesso ai servizi sanitari hanno lasciato i milioni di bambini e bambine di questi Paesi in cattive condizioni di salute. Sono loro i più vulnerabili alla diffusione di questa malattia, prevenibile ma che probabilmente continuerà a diffondersi nei Paesi con sistemi sanitari e idrici a rischio. In Libano i casi sono quasi raddoppiati dalla scorsa settimana: le bambine e i bambini sono i soggetti più a rischio, tanto che i minori di 14 anni rappresentano più del 50% dei casi.

Il Paese è alle prese con una crisi socio-economica senza precedenti, che ha fatto sprofondare tre quarti della popolazione nella povertà, con frequenti interruzioni di corrente. Basti pensare che il costo dell'acqua in bottiglia è aumentato da tre a cinque volte rispetto all'anno scorso e di conseguenza la popolazione per sopravvivere è costretta a fare affidamento su fonti idriche non sicure. Anni di investimenti insufficienti nelle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie hanno inoltre reso i sistemi e i servizi poco attrezzati per far fronte alla situazione.

In Siria, invece, dopo oltre un decennio, si diffonde la prima grande epidemia di colera e migliaia di bambine e bambini nei Paesi vicini sono a rischio di contrarre la malattia mortale. L’aggravarsi dell’epidemia potrebbe essere dovuto anche alla carenza di vaccini contro il colera a livello mondiale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha infatti recentemente annunciato che la vaccinazione standard a due dosi sarà temporaneamente sospesa per consentire l'utilizzo delle dosi disponibili in un maggior numero di Paesi.

I rischi senza misure di controllo e contenimento adeguate

Anche in Iraq, il colera ha colpito prevalentemente il nord del Paese. Gli sfollati interni sono stati particolarmente colpiti dall'epidemia, che si ritiene sia stata causata da verdure irrigate con acqua di fogna, a causa della siccità dei fiumi principali. Tuttavia, poiché la prolungata siccità continua a colpire i sistemi di irrigazione, si teme una nuova epidemia di colera nelle prossime settimane. Gli spostamenti di persone attraverso i confini potrebbero accelerare una potenziale epidemia.

Anche nella vicina Giordania si teme una potenziale epidemia di colera. Le autorità hanno adottato misure di prevenzione ai confini con l'Iraq e la Siria, tra cui la sorveglianza del colera e il controllo degli alimenti che entrano nel Paese. Nel campo profughi di Za'atari, dove circa la metà della popolazione è composta da bambine e bambini, in collaborazione con l'UNHCR, stiamo dando priorità alle attività di educazione alla salute e all'igiene della comunità che vi risiede.

"La diffusione di questa malattia potrebbe essere una catastrofe per la regione, dove le infrastrutture mediche e igieniche sono già fragili. I bambini sono particolarmente vulnerabili alle epidemie di cole-ra. In Siria, quasi il 35% dei casi riguarda persone di età inferiore ai 10 anni. L'infezione da colera può avere un impatto molto negativo sulle donne incinte e sui bambini sotto i 5 anni, che già soffrono per altre malattie, malnutrizione e mancanza di accesso ad un'assistenza sanitaria di qualità”, ha dichiarato il dottor Ibrahim Shihab, consulente sanitario di Save the Children per il Medio Oriente, il Nord Africa e l'Europa orientale.

Per approfondire leggi il comunicato stampa.

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