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Illuminiamo il Futuro: Potenza inaugura oggi il nuovo Punto Luce

I destinatari dello spazio saranno bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni che potranno usufruire del sostegno allo studio e di attività culturali e sportive, laboratori di informatica e di invito alla lettura.

Oggi 21 settembre alle ore 10.00 in Piazza Don Pinuccio Lattuchella, nel quartiere Poggio Tre Galli a Potenza, verrà inaugurato il nuovo “Punto Luce” di Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini in pericolo e a tutelare i loro diritti.

Il nuovo polo educativo, uno spazio di 200 metri quadrati che sorge in uno dei quartieri più popolosi della città, è stato realizzato in collaborazione con il Comune di Potenza e sarà gestito da Save the Children in partenariato con la Cooperativa Sociale AppStart. Nel Punto Luce bambini e ragazzi possono usufruire del servizio di sostegno scolastico e di invito alla lettura, partecipare ad attività motorie e sportive, laboratori musicali, teatrali, di danza e di educazione all’uso dei new media.

Interverranno all’evento, tra gli altri, anche il Garante all’Infanzia della Regione Basilicata Vincenzo Giuliano, il Sindaco di Potenza Dario De Luca e Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.  

Il Punto Luce di Potenza arricchisce la rete nazionale di centri dedicati alla lotta alla povertà educativa che Save the Children ha attivato nell'ambito della campagna "Illuminiamo il Futuro" lanciata a maggio 2014 e che comprende attualmente 18 Punti Lucedistribuiti sul territorio nazionale in 11 Regioni.

I Punti Luce sono centri ad alta densità educativa che sorgono in quartieri particolarmente difficili delle città, nei quali i ragazzi posso usufruire di spazi appositi dove studiare, giocare, frequentare laboratori, corsi, attività culturali o sportive che altrimenti sarebbero loro precluse. Sono previsti inoltre, servizi di invito alla lettura e di educazione alle nuove tecnologie che avvicinano i ragazzi all’uso consapevole di strumenti come il web e i social network.

Illuminiamo il Futuro – I dati sulla povertà educativa in Basilicata

La Basilicata è l’unica regione del Sud a figurare tra le “virtuose”, con il più basso indice di povertà educativa tra le Regioni del sud, come emerge dal rapporto di Save the Children "Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?", e il relativo indice di povertà educativa (IPE)[1] regionale.

Nonostante la sua posizione in classifica che la colloca tra le regioni più virtuose, in Basilicata è scarsa l’offerta di servizi all’infanzia (con una percentuale del 7%, minore della media nazionale che si attesta al 13%) e seriamente insufficiente l’offerta di mense scolastiche (disponibili solo per il 51% degli alunni in Basilicata, contro la media nazionale del 52%).

La Regione, però, risulta la prima in Italia per scuole che offrono il tempo pieno (non presente in Basilicata nel 49% delle primarie e nel 41% delle secondarie di primo grado, dato che a livello nazionale si alza rispettivamente al 68% e 80%).

La metà degli studenti in Basilicata (51%) frequenta scuole dotate di infrastrutture insufficienti a garantire l’apprendimento. Ne risentono per primi i risultati ottenuti dai ragazzi: quasi il 21% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze in lettura e il 31% in matematica (sono rispettivamente il 20% e il 25% a livello nazionale), con un tasso di dispersione scolastica del 12% (che però è minore della media italiana del 15%[2]). Con questo tasso di dispersione, la Basilicata si avvicina alla soglia massima del 10% fissata dall’Unione Europea nel 2020, ma è ancora lontana dall’obiettivo del 5% da raggiungere per il 2030.

Dal rapporto di Save the Children emerge, inoltre, una connessione molto forte tra povertà educativa e i cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano percorsi di istruzione e formazione. Come in un circolo vizioso, infatti, i bambini e gli adolescenti che nascono in zone dove maggiore è l’incidenza della povertà economica e che offrono poche opportunità di apprendimento a scuola e sul territorio, una volta diventati giovani adulti rischiano di essere esclusi, perpetuando questa condizione per le generazioni successive. 

In Basilicata solo il 7% dei bambini tra gli 0 e i 2 anni riesce ad andare al nido o usufruisce di servizi integrativi. Situazione non positiva anche per quanto riguarda le strutture scolastiche: il grave ritardo dell’indagine sull’anagrafe scolastica non permette di avere un panorama dettagliato delle condizioni generali dei luoghi di apprendimento, ma secondo le indagini PISA-OCSE, il 31% delle aule non è ancora dotato di connessione internet veloce. Restano ancora molto limitati i programmi didattici volti a favorire l’acquisizione di competenze digitali da parte dei minori.

Oltre al percorso scolastico uno degli elementi fondamentali per contrastare la povertà educativa è determinato dal contesto di vita al di fuori delle mura scolastiche: andare a teatro, o ad un concerto, visitare musei, siti archeologici o monumenti, svolgere regolarmente attività sportive, leggere libri o utilizzare internet, sono tutti fondamentali indicatori dell’opportunità o della privazione educativa. In Basilicata, ben il 65% dei minori nell’ultimo anno non ha svolto almeno 4 tra le sette attività sopra richiamate.

L’intero rapporto è disponibile alla pagina: www.savethechildren.it/pubblicazioni

Per foto delle attività nei Punti Luce: http://media.savethechildren.it/?c=605&k=7e51793677

Per immagini video delle attività nei Punti Luce: http://media.savethechildren.it/?r=5864&k=93ff3af9ce

Per ulteriori informazioni: 
Ufficio stampa Save the Children Italia
06-48070023/81/63/82
ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it

[1] L’IPE è stato realizzato da Save the Children, con il contributo del Comitato Scientifico sulla povertà educativa in Italia (di cui fanno parte Andrea Brandolini, Banca d’Italia; Daniela Del Boca, Università di Torino; Maurizio Ferrera, Università di Milano; Marco Rossi-Doria, Esperto Istruzione e Integrazione Sociale; Chiara Saraceno, Università di Torino), a partire dalla metodologia messa a puto dall’Istat in via sperimentale per il rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile 2015 e comprensivo di 10 indicatori, raggruppati in due macroaree: Offerta educativa e Apprendimento e Sviluppo. Per ciascuna di queste macroaree è stato realizzato un singolo IPE, cui si aggiunge la classifica finale delle regioni con il più alto Indice di Povertà Educativa. Quest’ultimo è derivato dalla media aritmetica dei punteggi in ciascuno dei 10 indicatori selezionati, standardizzati rispetto al valore di riferimento per l’Italia, fissato a 100. La classifica riflette quindi il punteggio di ciascuna regione nell’indice rispetto al valore nazionale. La classifica IPE è stata suddivisa in 8 fasce, ciascuna delle quali raggruppa le regioni comprese in un range di 5 punti. La fascia 1 raggruppa le regioni con maggiore povertà educativa.

[2] Percentuale degli Early School Leavers, indicatore che contabilizza il numero di giovani tra i 18 e i 24 anni in possesso della sola licenza media, che non hanno concluso corsi di formazione riconosciuti di almeno 2 anni.