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I bambini rifugiati sanno ancora sorridere e "volare" e a Natale sanno donare all'Europa la loro magia

Pubblichiamo oggi un pensiero della nostra Carlotta Bellini che alcune settimane fa era al confine serbo-croato e dopo aver conosciuto molti bambini rifugiati, ha voluto condividere con noi questa riflessione.

Qualche giorno fa ero a Shid, al confine tra la Serbia e la Croazia. Camminavo nel centro in cui erano di passaggio alcuni dei migliaia di migranti arrivati la notte prima a Preshevo, al confine tra la Serbia e la Macedonia.

In una piccola stanza ho visto dei bambini che saltavano su letti a castello.

Balzavano da un materasso all'altro, osservavano il mondo dall'alto e ridevano divertiti. Pensavano di volare. Mi hanno ricordato i fratelli Darling che con Peter Pan e Trilli volavano fuori dalla finestra. Sembrava potessero fare anche loro la stessa cosa,  volare via tra le risate.

Erano gli stessi bambini che camminavano senza scarpe, con i piedi viola dal freddo attraverso la campagna macedone e poi serba qualche ora prima.

Li abbiamo visti, stravolti dalla fatica.

Sono loro i bambini che con coraggio marciano senza sosta, scappando dalla violenza.

Dicono che il viaggio li fa crescere e che li porta verso il loro futuro.

Disegnano i loro desideri sulle stelle: o cari che sperano di rivedere o una casa. E disegnano la morte che hanno guardato negli occhi o nel loro paese o durante il viaggio. Non ci sono pirati e vascelli nei loro racconti, ma soldati, trafficanti e gommoni che affondano. E nonostante tutto, sono loro i bambini che sanno ancora sorridere e "volare". Che alle porte del Natale sanno donare all'Europa la loro magia.

Ci insegnano a sognare anche quando abbiamo paura. Non sono pericolosi. Non sono loro i terroristi. Non sono loro "i cattivi" di questa storia. Sono bambini davvero speciali.

E sta a tutti noi in Europa far sì che il loro viaggio, che il loro volo, li conduca verso il futuro che sperano di avere. E che, per stavolta, la loro meta non sia un'isola che non c'è.