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Somalia: famiglie già sfollate costrette a fuggire a causa dell’alluvione

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Sono 427.000 le persone colpite dall’alluvione in Somalia: di queste 175.000 persone già sfollate l’anno scorso a causa della siccità e della fame sono state costrette dai catastrofici allagamenti a spostarsi nuovamente, divenendo ancora più vulnerabili alla malnutrizione e a malattie quali diarrea acuta e colera.

A causare le alluvioni lo straripamento dei due maggiori fiumi della Somalia, con il livello dello Shebelle che ad aprile ha raggiunto quasi quattro metri in pochi giorni: a una settimana dal loro inizio, le piogge non accennano a diminuire.

Jalafay Isak, membro del team di risposta all’emergenza di Save the Children operativo nella città più colpita, Belet Weyne nello stato di Hirshabelle racconta di aver assistito a terrificanti scene con protagoniste famiglie intente a cercare disperatamente salvezza: “Durante la notte si sentiva il pianto ininterrotto delle famiglie che chiedevano aiuto: bloccate dentro alle case, coi bambini sopra agli armadi o sulle più alte superfici disponibili, avevano la paura costante di essere spazzate via dal fiume. Hanno provato a scappare, ma questo richiedeva di guadare l’acqua lì dove arrivava fino al petto ed era troppo pericoloso”.

Circa 122.580 persone sono fuggite dalle loro case, mentre il fiume distruggeva abitazioni, terreni agricoli e colture, dentro alla città e fuori.

Alcune scuole sono state allagate e chiuse e il rischio di epidemie di colera è alto.

Abbiamo distribuito 12.000 sacchi di sabbia questa settimana e stiamo fornendo acqua potabile sicura a 7.000 nuclei familiari, stiamo inoltre preparando 90 latrine d’emergenza per far fronte alla mancanza di servizi sanitari e prevenire lo scoppio di epidemie nell’area.

“Tutto questo non è sufficiente, c’è bisogno di maggiore supporto” ha aggiunto Isak. “Dobbiamo lavorare insieme e supportare il governo per assicurarci di salvare vite e evitare ulteriori catastrofi”.

Poiché gli allagamenti potrebbero impiegare settimane a ritirarsi, infatti, sono necessarie barche a motore per raggiungere le persone che si trovano in luoghi isolati, bisognose di acqua potabile, rifugi, cibo, latrine, zanzariere e servizi sanitari. Il presidente somalo ha chiesto supporto urgente all’Unione Africana, la quale ha risposto schierando membri dell’esercito, tuttavia molte aree restano tagliate fuori.

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