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Rohingya: nel nuovo anno più di 48.000 bambini potrebbero nascere nei campi sovraffollati, correndo sin da subito il rischio di ammalarsi di difterite, colera o morbillo, soffrire la malnutrizione e morire prima di aver compiuto i 5 anni

Nel 2018 sono attese oltre 48.000 nuove nascite di bambini Rohingya in Bangladesh. Bambini che cominceranno così la loro vita in campi per rifugiati e insediamenti informali dove le famiglie vivono in fragili tende fatte di plastica e bambù e dipendono dagli aiuti alimentari per sopravvivere.

Secondo Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, solo pochissimi di questi bambini avranno la possibilità di venire al mondo all’interno di strutture sanitarie, mentre la maggior parte sin dal primo giorno di vita sarà a forte rischio di ammalarsi, soffrire la malnutrizione e morire prima di aver compiuto i 5 anni.

“Nel corso dell’anno appena iniziato ci aspettiamo circa 130 nascite al giorno. La gran parte dei bambini nascerà dentro tende molto basiche, in parte a causa della mancanza di strutture sanitarie di qualità, attive 24 ore su 24, in grado di offrire servizi ostetrici di emergenza, in parte per via degli ostacoli all’accesso ai servizi sanitari”, ha dichiarato Rachael Cummings, consulente sanitario di Save the Children a Cox’s Bazar.

“Nei campi le condizioni igieniche sono molto scarse e rappresentano un terreno fertile per la diffusione di malattie come la difterite, il morbillo e il colera, alle quali i neonati sono particolarmente vulnerabili. Nessun bambino dovrebbe nascere in posti come questi ed è davvero molto doloroso pensare agli svantaggi che i neonati Rohingya saranno costretti ad affrontare a causa di questa situazione. Sin dal primo giorno di vita, infatti, dovranno lottare per sopravvivere, vivendo in ambienti sovraffollati dove tutti sono disperati e hanno bisogno di aiuto”, ha proseguito Rachael Cummings.

A Cox’s Bazar Save the Children gestisce una rete di 9 centri di salute comunitari. In ogni struttura, dove sono impegnati dottori, infermiere e ostetriche esperti, vengono visitate circa 70 persone al giorno, la maggior parte delle quali sono donne in gravidanza o neomamme, oltre a persone affette da malnutrizione, febbre e malattie della pelle.

“Se da un lato i parti in casa e il ricorso ai tradizionali assistenti alle nascite sono comuni, dall’altro vediamo un grande numero di donne incinte e in fase di allattamento che hanno bisogno di assistenza sanitaria materna e che si presentano in questi centri. Le organizzazioni umanitarie come Save the Children stanno facendo tutto quel che possono, ma i bisogni sono semplicemente enormi e non abbiamo risorse e fondi sufficienti per garantire a ogni madre e a ogni bambino le cure mediche che necessitano. Chiediamo con urgenza alla comunità internazionale di incrementare i fondi per rispondere alla crisi in corso, in modo che i bambini vulnerabili Rohingya e le loro famiglie continuino a ricevere il supporto di cui hanno disperatamente bisogno”, ha concluso Rachael Cummings.

Nei campi in Bangladesh, Save the Children gestisce più di 50 Spazi a Misura di Bambino, aree di gioco e programmi per l’apprendimento precoce rivolti ai bambini Rohingya. L’Organizzazione sta inoltre provvedendo alla distribuzione di cibo, ripari temporanei, kit per l’igiene e per la casa, vestiti e coperte calde per affrontare l’inverno e alla costruzione di latrine. Da settembre 2017 l’Organizzazione ha già raggiunto più di 380.000 rifugiati Rohingya.      

Per sostenere gli interventi di Save the Children in Bangladesh: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/risposta-alle-emergenze/cri...