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Gemme - Doti educative per bambini e bambine vittime di violenza assistita

ragazza seduta a una scrivania guarda un disegno con immagini violente fatto da un bambino vittima di violenza assistita

La cura, il dialogo, l’affettività sono tratti distintivi di un buon ambiente familiare. Nelle situazioni di violenza domestica questo ambiente viene a mancare e la casa si trasforma in un luogo insicuro dove i comportamenti violenti agiti dagli uomini nei confronti di madri e figli/e, compromettono la salute fisica e mentale di entrambi.

Il Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’infanzia definisce la violenza assistita come l’esposizione del/la bambino/a alla violenza, di tipo fisico e/o psicologico, compiuta da un membro della famiglia su una o più figure di riferimento per lui significative (generalmente la madre o fratelli/sorelle). I/Le minori possono essere esposti alla violenza assistita in modo diretto, quando avviene nel loro campo percettivo (visivo o uditivo) oppure in modo indiretto, osservandone gli effetti provocati su corpo e psiche della vittima o attraverso l’alterazione dell’ambiente casalingo e della routine familiare. La violenza assistita è una vera e propria forma di maltrattamento psicologico, che tende a restare sommerso, perché tendono a perdersi i nessi causali tra il clima di violenza circolante in famiglia e le conseguenze sullo sviluppo dei bambini e delle bambine dal punto di vista psicologico, fisico, comportamentale e della socializzazione.

Una ricerca condotta da ISTAT e Save the Children ha rilevato che soltanto nell’arco temporale 2009-2014, 427.000 minorenni hanno vissuto la violenza dentro casa. Nel 2023 più di 5000 i minori conviventi sono stati coinvolti direttamente o indirettamente in episodi di violenza sulle donne e censiti negli interventi effettuati dalle Forze di polizia specificamente per “presunte violenze domestiche/di genere”

Dal 2016 siamo in prima linea nel contrasto alla violenza domestica e assistita con il programma “I Germogli”, attraverso il quale svolge attività di accoglienza, prevenzione, sostegno e accompagnamento all’autonomia di nuclei con donne vittime di violenza domestica e figli/e vittime di violenza assistita.


Il progetto Gemme

Nel 2020, grazie al supporto di Ikea, da sempre sensibile e attiva nel contrasto alla violenza domestica e assistita, abbiamo scelto di supportare le giovani vittime di violenza assistita e le loro mamme attraverso il Progetto Gemme. Le donne che escono da situazioni di violenza insieme ai/alle loro figli/e sono spesso costrette ad allontanarsi dalla casa coniugale e rifugiarsi in strutture protette. In questa fase, le donne si trovano spesso in una condizione di mancata autonomia socio-economica. 

Il Progetto Gemme nasce in risposta a questo, finanziando 70 percorsi psico-socio-educativi rivolti a minori vittime di violenza assistita, ospiti in strutture di accoglienza (case rifugio, centri antiviolenza o comunità mamma-bambino/a) insieme alle loro mamme. Il progetto è realizzato in collaborazione con partner esperti sul tema diffusi su tutto il territorio Italiano: Milano, Torino, Roma, Caserta, Brindisi, Reggio Calabria, Palermo.

I percorsi psico-socio-educativi sono piani personalizzati, stipulati con il/la bambino/a e sua madre, secondo età ed esigenze specifiche. 
L’obiettivo è quello di far sì che un momento difficile come quello dell’ospitalità in seguito alla violenza, possa rappresentare per i/le bambini/e e le loro mamme l’opportunità di rifiorire: liberarsi dalle dinamiche della violenza, investendo su di sé, sulle proprie risorse e sui propri bisogni, emotivi, educativi e sociali.

La possibilità di tornare a investire sul proprio futuro, ristabilendo una nuova rassicurante routine, sarà un acceleratore nel percorso di resilienza in risposta al trauma della violenza di ciascun/a bambino/a vittima di violenza assistita.


I percorsi psico-socio-educativi si declinano su diverse aree: 

  • Interventi psico-educativi: sono volti a rispondere ad esigenze emotive e a rafforzare la relazione mamma-bambino/a spesso danneggiata dalla violenza subita (ad esempio, la musicoterapia o la pet therapy). 
  • Attività ludico-ricreative: sono interventi di tipo educativo per promuovere, attivare e sostenere, all’interno di un clima sereno, risorse e potenzialità di crescita individuale, di relazione e di inserimento sociale attraverso il gioco (ad esempio, un laboratorio di teatro, di musica o di arte).
  • Piani formativi personalizzati: prevedono l’identificazione e il finanziamento di tutta una serie di beni o attività fondamentali per lo sviluppo del/la bambino/a. Possono consistere nell’acquisto di kit scolastici e libri, attrezzature, iscrizioni a corsi sportivi o di musica, partecipazione a viaggi etc.