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Cadaveri ed epidemie, ciò che resta dagli scontri in Sudan

case devastate dopo gli scontri in Sudan

Gli scontri in Sudan stanno devastando un’intera popolazione. Da quando è scoppiato il conflitto ad aprile, almeno 2.435 minori sono stati uccisi o feriti.

Con gli scontri che nelle ultime settimane si sono intensificati nelle strade della città di Khartoum migliaia di cadaveri sono stati abbandonati e sono in stato di decomposizione. Inoltre, gli obitori risulterebbero al collasso a causa di interruzioni di corrente e insufficiente capacità di conservare i corpi, esponendo così famiglie e bambini a un rischio crescente di epiedemie e malattie.

Scontri in Sudan: cadaveri abbandonati e rischio di epidemie

Un'orribile combinazione fra numero crescente di cadaveri, gravi carenze idriche, scarsi servizi igienico-sanitari e mancanza di possibilità per il trattamento dell'acqua sta facendo salire il timore di un’epidemia di colera a Khartoum.

La capitale del Sudan, devastata dalla guerra, ha subito intermittenti blackout elettrici e l’interruzione delle comunicazioni. La conseguenza diretta di questa prolungata mancanza di energia elettrica, è che gli obitori della città sono rimasti a lungo senza refrigerazione, portando così alla decomposizione dei corpi a causa del caldo. Questa situazione espone la popolazione della città al rischio di gravi epidemie.

Sudan: la devastazione dopo gli scontri 

Continuiamo a ricevere notizie devastanti dal Sudan, dopo più di 100 giorni di scontri: da quando è scoppiata la guerra 132 bambini sono stati uccisi o feriti in North Kordofan.

Il 18 luglio un bambino è stato ucciso da un bombardamento e l'11 luglio diversi bambini senzatetto sono stati feriti da proiettili vaganti durante gli scontri avvenuti in un mercato nell'area di Omdurman, a Khartoum. Il 25 e il 27 giugno, due minori sono stati uccisi e altri due feriti in bombardamenti di artiglieria in tutta la città, secondo l'Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED).

È fondamentale per la sopravvivenza dei minori e delle famiglie vedere la fine di questi combattimenti: l'unico modo per proteggere i minori dalla violenza e da altre violazioni dei loro diritti.

Il sistema sanitario in Sudan appeso a un filo

Degli 89 principali ospedali della capitale e delle regioni del Paese, 71 sono fuori servizio, mentre il resto funziona parzialmente. Alcune strutture sanitarie sono state occupate da gruppi armati, sottraendo cure salvavita a milioni di minori e alle loro famiglie. Ci sono stati almeno 53 attacchi contro le strutture di assistenza sanitaria, che hanno provocato 11 morti da aprile.

“L'impossibilità di dare degna sepoltura a chi è morto è un ulteriore elemento di sofferenza per le famiglie di Khartoum. Stiamo assistendo a una crisi sanitaria in atto, oltre allo sconforto, alla paura e al dolore. Laddove gli ospedali sono ancora aperti, sono sovraccarichi, il personale è stremato e mancano i rifornimenti” ha dichiarato il dottor Bashir Kamal Eldin Hamid, direttore per la salute e la nutrizione di Save the Children.

Chiediamo alle parti in conflitto di concordare un'immediata cessazione dei combattimenti in Sudan e trovare una soluzione pacifica al conflitto. Ogni bambino o bambina, indipendentemente da dove viva, merita di vivere una vita sicura, felice e sana, libera dalla violenza.

Il nostro intervento

Lavoriamo in Sudan dal 1983 a sostegno di bambini, bambine e famiglie colpiti da conflitti, sfollamenti, povertà estrema, fame e mancanza di servizi di base. Molti dei minori e delle famiglie che aiutiamo sono tra i più vulnerabili e difficili da raggiungere.

Attualmente supportiamo quasi più di 100 strutture sanitarie e cliniche per la nutrizione in tutto il Sudan, comprese otto cliniche mobili. Dall'escalation del conflitto, abbiamo importato circa 37 tonnellate di forniture mediche e farmaci di emergenza e ha implementato una vasta campagna di vaccinazione rivolta ai bambini per proteggerli da malattie prevenibili, come colera, poliomielite e morbillo.

Per approfondire leggi il comunicato stampa. 

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