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Testimonianze Fuoriclasse: "Una scuola piccola tra la campagna e i grattacieli"

aula di una scuola molto colorata con disegni e scritte sui muri

Ci sono scuole che vengono chiamate “di frontiera” perché sono fisicamente ai margini rispetto a un ipotetico centro dell’interesse pubblico e anche perché sono pensate come avamposti, come aree che espongono in prima linea chi le vive e le frequenta”. 

In questo articolo vogliamo parlarvi di una scuola che "di frontiera", forse, ha solo la localizzazione. Lo faremo insieme a Susanna Mattiangeli – scrittrice per l’infanzia - e Cristina Gasperin - educatrice e ludo pedagogista. Entrambe hanno svolto l’attività di formatrici della Cooperativa EDI per il programma Fuoriclasse in Movimento nel periodo 2018-2021 e sono le autrici di questo contributo.

Il lessico tattico/militare usato per definire alcune scuole - raccontano Mattiangeli e Gasperin - si adatta forse poco all’istituto Melissa Bassi di Via dell’Archeologia, nel quartiere di Tor Bella Monaca di Roma.

Frequentando la sua comunità complessa e fragile, piuttosto che una visione di guerra viene in mente quella di una costruzione delicata, sempre da puntellare e riassestare. Se per fortuna l’edificio reale della scuola è solido e accogliente, la convivenza dei gruppi al suo interno è precaria e necessita di lavoro quotidiano e manutenzione continua”. 

Fuoriclasse in Movimento: il progetto nella scuola

“In questo contesto, nel proporre il programma Fuoriclasse in Movimento ci siamo volute mettere al servizio delle specifiche esigenze di insegnanti e studenti: fin dall’inizio della collaborazione con la scuola è stato evidente quanto fosse di primaria importanza dare ai ragazzi e alle ragazze del quartiere la possibilità di passare delle ore pomeridiane insieme divertendosi, vivendo gli spazi scolastici in modo diverso. Si è pensato quindi a Fuoriclasse come una cornice per raccontarsi, per attivare la curiosità e per darsi degli obiettivi comuni. Sfruttando lo schema della caccia al tesoro è stato possibile proporre giochi relazionali e di movimento, laboratori artistici, momenti dedicati alla scrittura e uscite nel territorio”. 

“Anche nella staffetta classica si possono introdurre dei contenuti imprevisti se viene proposta a occhi bendati, con la sola guida dei compagni di squadra che gridano “un po’ più a destra, un po’ più a sinistra, vai, vai, no, attenta, ferma!”. Meglio ancora se a procedere alla cieca è la vicepreside della scuola che si affida alle indicazioni dei ragazzi. Improvvisare un set fotografico con il treppiede e la scenografia naturale del giardino può creare un’atmosfera speciale capace di far sorgere intuizioni estetiche da persone insospettabili”. Continuano Mattiangeli e Gasperin.

Gli incontri e le difficoltà legate alla chiusura

“Gli incontri - per tutto il primo anno a scadenza quindicinale, poi settimanale - sono stati sempre preceduti da un tempo dedicato al pranzo condiviso durante il quale rilassarsi, chiacchierare e saggiare gli umori di ragazze e ragazzi, fattore cruciale in un progetto a partecipazione volontaria. In tre anni di Fuoriclasse si sono avvicendati tanti partecipanti; si sono formati, dissolti e ricostituiti vari gruppi ognuno con le sue dinamiche, con i suoi rituali e con i suoi inevitabili conflitti. 

Il costante sostegno della dirigente prof. Alessandra Scamardella e della vicepreside prof. Serafina le Fosse, oltre alla presenza del prof. Ivan d’Annibale, hanno consentito di modulare le proposte adattandole ai momenti e alle necessità. Durante la quarantena della scorsa primavera gli incontri, rarefatti per ovvi motivi organizzativi, sono stati trasferiti online e durante quei collegamenti abbiamo visto chiaramente quanto l’emergenza incida sulle diseguaglianze: in quelle classi dimezzate era ancora più evidente il disagio di un’intera comunità.”

3 attività dalle quali prendere spunto

Come raccontano le due autrici, alla ripresa delle lezioni in presenza si è deciso di vederci ogni settimana e di attingere a ogni risorsa possibile: 

  • I laboratori di serigrafia: è stata attivata una collaborazione con la casa editrice Else che ha condotto due cicli di laboratori di serigrafia realizzando alla fine un libro con le poesie e gli autoritratti dei ragazzi e delle ragazze.
  • I podcast: nell’ultimo mese abbiamo iscritto il gruppo al laboratorio "Senti tu quello che Sento Io?" legato al festival Sette Giorni per paesaggi che raccoglie materiale audio da zone di vari paesi d’Europa per comporre un podcast sui paesaggi sonori. 
  • Le passeggiate alla ri-scoperta del quartiere: avviandoci alla fine del percorso ci è parso importante intensificare le uscite nel quartiere per far conoscere da vicino ai ragazzi le attività che il territorio offre. Per esempio quelle della biblioteca autogestita il Cubo Libro, che a marzo ha proposto un ciclo di laboratori musicali perfettamente in linea con il nostro percorso sui suoni; quelle del centro sociale El Chentro, da anni impegnato a condurre laboratori di pittura murale nelle scuole.

A volte ci si deve muovere tra difficoltà oggettive e incomprensioni, poi succede qualcosa, l’umore generale cambia, si comincia tutti insieme a scrivere un acrostico o ad ascoltare i suoni del giardino e in quei casi dire che la poesia si nasconde ovunque non è più vaga retorica ma un’immagine nitida: eravamo distratti e non la vedevamo, invece eccola lì. Non dura molto e non capita sempre ma oltre ad arrovellarsi sui vari insuccessi conviene anche fare attenzione a questi momenti.

Anche quello di Fuoriclasse è stato un piccolo lavoro di costruzione di relazioni, di fiducia e di obiettivi mirati. Al progetto calato dall’alto si è preferito adattarsi all’ambiente e accettarne i limiti, cercando di mostrare le possibilità anche minime che la comunità può offrire, perché oltre la scuola non c’è nessuna frontiera: c’è un quartiere difficile, ci sono famiglie con pochi mezzi e c’è una società da tenere insieme.

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