L’effetto Pigmalione o Rosenthal a scuola: il ruolo dell’insegnante

Il termine Pigmalione viene utilizzato generalmente per descrivere chi assume il ruolo di maestro/mentore nei confronti di una persona plasmandone la personalità, sviluppando le sue doti naturali, affinandone i modi: una sorta di guida saggia in grado di prendersi cura della sua educazione.
Che cosa intendiamo però con “Effetto Pigmalione o Rosenthal” e quali conseguenze può avere nel rapporto docente/alunno?
Insieme a Daniela Politi, docente supporter di Fuoriclasse in Movimento scopriamo di che cosa si tratta e come far sì che questo effetto abbia conseguenze positive per tutte le alunne e tutti gli alunni.
Innanzitutto facciamo un passo indietro nel mito greco per comprendere chi era Pigmalione e perché è stato quindi utilizzato il suo nome per questo effetto.
Chi era Pigmalione?
Pigmalione, personaggio del mito greco, re di Creta e scultore, era innamorato di Afrodite, dea della bellezza. Riproducendone le nude fattezze in una statua in avorio talmente affascinante da innamorarsene, dopo aver dormito diverse notti accanto alla sua opera, Pigmalione si reca al tempio della dea supplicandola di trasformare la statua in creatura viva. E la dea, benevola, esaudirà la sua preghiera.
Che cos’ è l’effetto Pigmalione chiamato anche effetto Rosenthal?
Rifacendoci al mito, chi assume il ruolo di Pigmalione, dunque, non è più un/una semplice insegnante, ma è colui o colei che modella e migliora la personalità dell’allievo, favorendone al contempo le naturali inclinazioni.
È un fenomeno psicologico in cui elevate aspettative portano a prestazioni migliori in un determinato campo.
Negli anni ‘60 una equipe americana, guidata dagli psicologi Robert Rosenthal ed Lenore Jacobson, realizzò un esperimento di psicologia sociale, sottoponendo un gruppo di alunni e alunne di una scuola elementare ad un test di intelligenza; furono selezionati casualmente e senza tener conto dei risultati reali dei test alcuni bambini e gli insegnanti furono informati che si trattava di alunni molto intelligenti. Dopo un anno, l’equipe verificò che i bambini e le bambine selezionati, malgrado la scelta casuale, avevano migliorato notevolmente il proprio rendimento scolastico fino a divenire i migliori della classe. Fu confermata in pieno la tesi ipotizzata: gli/le insegnati etichettano gli alunni e ne condizionano i comportamenti.
L’effetto Pigmalione a scuola: le conseguenze
In sintesi possiamo affermare che, se un insegnante ritiene un suo studente capace ed intelligente, l’atteggiamento propositivo di attesa da parte dell’adulto influenzerà e orienterà il comportamento dell’alunno verso un rendimento migliore e quindi se un insegnante crede che un bambino/a, ragazzo/a sia più dotato lo tratterà, anche inconsciamente, in modo diverso dagli altri: il bambino/a, ragazzo/a interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza e tenderà a comportarsi secondo le attese.
Le aspettative che abbiamo sugli altri e quelle che gli altri hanno su di noi possono fare la differenza verso il successo, ma anche verso il fallimento.
Inconsapevolmente, dunque, l’insegnante può etichettare i bravi come tali e comportarsi di conseguenza, ma anche trattare lo studente riottoso, lento, categorizzandolo, alimentando e confermando la costruzione della sua falsa (o supposta) identità spesso tradotta in scarso rendimento scolastico e bassa autostima: chi vive secondo sistemi di credenza basati sul disconoscimento delle proprie potenzialità e possibilità non fa che ribadire e sottolineare la propria incapacità. Un alunno conformatosi all’immagine negativa che gli altri hanno di lui, etichettato, tenderà a muoversi in un circolo vizioso dal quale può uscire solo se l’adulto, consapevole, rompe il cerchio offrendogli altre opportunità.
Il compito dell’insegnante
Compito dell’insegnante è promuovere quei talenti di cui ognuno è portatore spesso inconsapevole e che vanno alimentati dalla cura del sé e dall’autodeterminazione di cui ogni individuo, soprattutto se bambino, ha diritto. Altro compito dell’insegnante è rafforzare il diritto di parola, tenendo presente che spesso non si sa raccontare perché non si posseggono le parole o le esperienze per farlo, leggendo insieme, commentando insieme, facendo insieme, scegliendo insieme soluzioni per cavalcare l’utopia di un cambiamento possibile.
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