Gli scontri brutali e gli anni vissuti sotto l’Isis hanno causato pericolosi danni psicologici ai bambini di Mosul, come mostra la nostra nuova ricerca: la maggioranza è tormentata da incubi a occhi aperti e non mostra emozioni.
Quella che pubblichiamo oggi è la testimonianza di un nostro collega che stila un bilancio e condivide con noi i ricordi di un intenso ed emozionante anno di lavoro nel nostro ufficio.
Migliaia di bambini, come Sofia, rischiano di non avere accesso all'educazione perché sono stati costretti a lasciare il proprio paese a causa di guerre e violenze. Grazie al tuo supporto possiamo aiutarli!
Circa 300.000 minori del Sud Sudan sono al momento esclusi dal sistema scolastico: molti di loro vivono nel Nord dell’Uganda dove anche i bambini del posto hanno grandi difficoltà nel ricevere un’educazione di qualità.
Perché telefoni e social media sono così importanti per i minori migranti? Abbiamo cercato di capirlo attraverso una ricerca, che riportiamo all'interno del nostro Atlante dei minori stranieri non accompagnati.
Il lungo viaggio dei ragazzi e delle ragazze partiti dalla regione del Corno d’Africa o dai Paesi dell’Africa Occidentale si conclude quasi sempre sulle coste libiche del Mediterraneo ma le condizioni di vita nel Paese sono molto difficili.
Nel primo Atlante dei minori stranieri non accompagnati in Italia, uno spazio è dedicato ad alcuni dei principali paesi di origine e agli scenari dai quali provengono la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze che giungono in Italia.
Alla vigilia del Summit di Kampala sulla situazione dei rifugiati in Uganda, vogliamo richiamare l’attenzione sulla crisi in corso nel Paese, dove entro fine mese il numero di persone in fuga dal Sud Sudan toccherà quota 1 milione.
Lanciamo oggi il primo “Atlante dei Minori Stranieri non Accompagnati in Italia” che racchiude i dati, le storie e le mappe dei loro percorsi e della nuova vita nel nostro Paese attraverso un periodo di 6 anni a partire dalle “Primavere arabe” del 2011.
Quello che pubblichiamo oggi è un messaggio profondo di speranza e un inno alla vita: lo ha scritto spontaneamente Mohamed, un ragazzo somalo di 15 anni, qualche giorno dopo il suo arrivo a Lampedusa.