Salta al contenuto della pagina

Il caporalato dei servizi: i diritti negati dei figli di braccianti

braccianti agricoli che svolgono lavoro agricolo in una serra

In situazioni di grave sfruttamento lavorativo dei genitori, anche i figli vedono negati i loro diritti. La XIII edizione del nostro rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili, che denuncia le condizioni dei minori, vittime o a rischio di tratta e sfruttamento in Italia, quest’anno dedica un focus particolare sul caporalato dei servizi: un sistema che di fatto viola il diritto alla salute e all’educazione di bambine, bambini e adolescenti figli di braccianti. 

Siamo stati in due tra le aree italiane a maggior rischio di sfruttamento lavorativo agricolo, come la provincia di Latina e la Fascia Trasformata di Ragusa. Facciamo chiarezza su cos’è il caporalato dei servizi e quali sono le conseguenze sui figli di braccianti

Il caporalato e lo sfruttamento lavorativo 

Per raccontare la vita dei figli è necessario conoscere i genitori: la condizione esistenziale di un padre e una madre vittime di un caporale, ovvero di un “padrone" che li sottopaga e ricatta, ha conseguenze enormi sull’infanzia dei minori. Se i genitori subiscono ricatti per ottenere residenza, codice fiscale, assegnazione medico di base e pediatra, iscrizione scolastica, ecc. che impatto può avere tutto questo sui minori? Può sembrare un tema fuori fuoco con i diritti dell’infanzia e invece non lo è. 

La nostra ricerca sul campo e le interviste raccolte hanno evidenziato la presenza di numerose criticità che impediscono ai minori e alle loro famiglie di godere pienamente dei loro diritti fondamentali. Come per esempio l’accesso ai servizi essenziali. 

Il caporalato dei servizi e i diritti negati

Per caporalato dei servizi, intendiamo l’impossibilità di accedere a servizi sanitari, educativi, anagrafici e di trasporto pubblico. Tutto questo impatta negativamente sulla tutela dei diritti dei minori, accentuandone la condizione di invisibilità e marginalità e il rischio di divenire essi stessi vittime di sfruttamento. Per i nuclei che abbiamo incontrato in questi territori può risultare complesso dimostrare i requisiti necessari per fare domanda e fornire la documentazione richiesta. Il caporalato dei servizi si alimenta di tutto e riguarda:

  • mancato riconoscimento delle residenze,
  • mancata assegnazione del medico/pediatra,
  • dell’accesso ai bonus per i servizi mensa e trasporto,
  • procedure dell’ISEE o dell’F24,
  • disagi scolastici e per le iscrizioni online a nuovo anno scolastico,
  • carenza dei servizi di mediazione linguistica, per cui i servizi sociali non riescono a intercettare il disagio e la violenza di genere.

Si tratta di operazioni indispensabili per poter godere dei diritti di base, ma enormemente complicate dalle condizioni di precarietà economica, logistica e linguistica dei genitori, che, nonostante gli sforzi fatti da istituzioni locali, sindacati e cooperative, hanno anche consentito lo sviluppo di una forma di caporalato dei servizi, che offre ogni tipo di supporto a pagamento, fuori da ogni controllo, che si traduce in ulteriori forme di violenza e violazione dei diritti essenziali dei minori.

La legge della campagna

C’è poi chi interpreta il caporalato dei servizi con la legge della campagna. La “legge della campagna” funziona così: tutto viene monetizzato, anche un sorriso. Nella provincia di Ragusa vivere nell’isolamento rende la popolazione schiava e dipendente. Costretta a pagare per tutto, anche solo fare la spesa. Figuriamoci andare da un medico o in un ufficio pubblico. Nella fascia trasformata di Ragusa il caporalato dei servizi esiste non perché la popolazione migrante non conosce l’italiano ma perché il mondo è ad almeno 12 km da dove vivono e lavorano. I passaggi costano 20-30 euro a tratta per una decina di chilometri, alcuni riescono a stabilire dei “pacchetti settimanali” con i padroni (30 euro). I passaggi vengono quindi usati soprattutto per andare a fare la spesa, dal pediatra e per le emergenze. E chi non ha soldi, rinuncia a farsi visitare o ad andare in farmacia anche se non sta bene. 

Le conseguenze sul diritto alla salute e all’educazione

La negazione del diritto alla salute per bambine e bambini è uno dei rischi principali di questo stato di cose. Come dimostrano ad esempio le testimonianze raccolte da questa ricerca tra medici e pediatri nella provincia di Latina e Ragusa, dove può succedere di trovarsi, in ambulatorio o in ospedale, di fronte ad una richiesta di assistenza medica essenziale per una bambina o un bambino in assenza di iscrizione sanitaria. A Sabaudia, ad esempio, il caporalato dei servizi è un fenomeno diffuso. I bambini perdono l'assistenza pediatrica perché scade il permesso di soggiorno dei genitori, o perché i genitori non hanno le informazioni necessarie per richiederlo, nonostante le disposizioni di legge prevedano la continuità dell’assistenza sanitaria anche in questi casi. Gli stessi medici e infermieri devono anche far fronte in autonomia alle difficoltà linguistiche nell’interazione con i genitori e si ritrovano spesso costretti ad affidarsi ai piccoli stessi per le indicazioni sulle cure da seguire, oppure a fratelli e sorelle, quando ci sono.

Anche la frequenza a scuola è costantemente minacciata dagli effetti indiretti o diretti dello sfruttamento lavorativo: per la scuola, i pulmini ci sono e le fermate sono abbastanza vicine anche alle serre ma solo per elementari e medie. Questo porta a casi di abbandono scolastico ancor prima del termine dell’obbligo scolastico.


Servizi e persone “invisibili”

L'assenza di servizi è anche il motivo dell’invisibilità della popolazione bracciante. Con “Piccoli Schiavi Invisibili: un’indagine sui figli dei braccianti a Latina e Ragusa” vogliamo far uscire dall’ombra bambini e famiglie costrette in queste gravi forme di sfruttamento. Chiediamo al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali di integrare il Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato con un programma specifico per l’emersione e la presa in carico dei figli dei lavoratori agricoli vittime di sfruttamento, da definire con le parti sociali e il Terzo Settore, alla luce delle esperienze e delle buone pratiche sperimentate sul campo.

Se vuoi approfondire leggi anche la nostra news Piccoli Schiavi Invisibili: l’indagine sui figli dei braccianti 

Chi ha letto questo articolo ha visitato anche